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Def: addio scontrini e meno contributi sociali per le imprese, ma l’Iva potrebbe aumentare

AGGIORNAMENTO DEF – Il Governo punta a sostituire scontrini e ricevute fiscali con pagamenti tracciabili e trasmissione telematica dei dati già avviati – Il taglio del cuneo punterà principalmente sulla riduzione dei contributi sociali – Clausola di salvaguardia nella Legge di Stabilità : l’Iva e altre imposte indirette potrebbero aumentare dal 2016

Def: addio scontrini e meno contributi sociali per le imprese, ma l’Iva potrebbe aumentare

Scontrini e ricevute fiscali sono destinati a scomparire: al loro posto, per prevenire l’evasione, si useranno pagamenti tracciabili e trasmissione telematica dei dati. E’ una delle novità inserite nella relazione sull’evasione approvata insieme all’aggiornamento del Documento di Economia e Finanza

Nella relazione, pubblicata sul sito del Mef, si anticipa infatti l’intenzione di rinunciare agli scontrini e ricevute in quanto risultati inefficaci e superati dalla tracciabilità dei pagamenti. Arriveranno inoltre altre novità: sarà archiviata in via definitiva la stagione dei condoni, ma al contempo gli oneri a carico delle imprese si ridurranno e i controlli a pioggia sul territorio saranno aboliti, per lasciare spazio soltanto a verifiche mirate. Dalla lotta all’evasione si dovrebbero recuperare quest’anno circa 11 miliardi di euro, una somma in linea con quella incamerata nel 2013.

Nel Def si precisa inoltre che il taglio del cuneo fiscale da 2-3 miliardi in favore delle imprese punterà principalmente sulla riduzione dei contributi sociali, anche se non è ancora del tutto escluso anche un intervento sull’Irap. Per i dipendenti, invece, è confermato che il bonus Irpef da 80 euro sarà strutturale.

Il Governo parla anche di una clausola di salvaguardia da inserire all’interno della legge di Stabilità 2015: in caso non bastassero le misure già previste, pur di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2017, l’Italia alzerà le aliquote dell’Iva e di altre imposte indirette per un ammontare “di 12,4 miliardi nel 2016, 17,8 miliardi e 21,4 miliardi nel 2017 e nel 2018”. Se esercitata (come già avvenuto sotto i governi Monti e Letta, che hanno portato l’aliquota più alta rispettivamente al 21 e al 22%), la clausola “avrebbe un effetto recessivo pari a 0,7 punti percentuali di Pil nel triennio 2016-2018 dovuta a una contrazione complessiva di consumi e investimenti per 1,3 punti percentuali”. Considerato che i precedenti aumenti dell’Iva hanno riguardato l’aliquota-base, i nuovi interventi riguarderanno verosimilmente le aliquote ridotte, attualemnete fissate al 4 e 10 per cento.

La mossa punta a rassicurare Bruxelles e Berlino, che sul versante del deficit sono già sul piede di guerra con Parigi. Nel Documento, infatti, l’Esecutivo spiega per quale ragione il governo abbia deciso di rinviare di un anno il pareggio di bilancio, motivando la richiesta di deroga con la gravità della crisi e ribadendo l’impegno a varare riforme strutturali. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha sottolineato che “la caduta del Pil in Italia è superiore a quella della grande depressione del ’29”, aggiungendo che l’Eurozona “è a un bivio” e rischia di cadere in “una spirale di stagnazione e deflazione”. 

Senza una ripresa decisa, secondo il numero uno del Tesoro, si mette in pericolo la tenuta del tessuto sociale e produttivo, perciò l’Italia ha scelto di rinviare il pareggio alzando il deficit 2014 dal 2,2 al 2,9% del Pil. L’incremento di 0,7 punti consentirà di varare una manovra da circa 11 miliardi. In direzione della crescita arriveranno 7 miliardi per la stabilizzazione degli 80 euro in busta paga (che si aggiungono ai 3 già previsti dal decreto Irpef), 1,5 miliardi per i nuovi ammortizzatori sociali, un miliardo per l’allentamento del patto di stabilità dei Comuni e un altro miliardo per l’assunzione dei 150mila precari della scuola.


Allegati: Rapporto anti-evasionehttp://www.mef.gov.it/inevidenza/article_0021.html

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