Tassisti ancora sul piede di guerra. Gli autisti delle auto bianche incroceranno le braccia in tutta Italia giovedì 23 marzo dalle 8 alle 22, per protestare contro le temute concessioni a Uber e Ncc. L’ultimo sciopero della categoria a livello nazionale risale al 2012, quando era in carica il governo Monti.
Il centro delle proteste sarà Roma, dove è prevista una concentrazione delle auto bianche sotto il Colosseo e un’assemblea a Piazza Venezia, che rischia di paralizzare il traffico della Capitale, ma c’è anche chi starebbe pensando di bloccare tratti di qualche autostrada.
Non tutte le sigle di categoria, però, aderiranno alla protesta, indetta da Fit Cisl taxi, Uil Trasporti taxi, Ugl taxi, Federtaxi Cisal, Usb taxi, che hanno indetto lo sciopero con Uti, Unica Cgil e Unimpresa. Uri, Uritaxi, Casartigiani e Confartigianato, infatti, non hanno firmato il documento, mentre altre sigle si sono riservate di aderire in seguito.
Le novità del Governo
Il nodo della protesta è il riordino del settore allo studio del Governo, un decreto di cui i tassisti non si fidano prima ancora di averlo letto e che avrebbe tre punti cardine. Il primo è la definizione delle zone libere per gli Ncc, che dovrebbero, così, non più rientrare nel garage di partenza, ma in un ambito territoriale ben preciso non si sa ancora se di portata regionale o più ristretta.
Il secondo è quello sull’introduzione di norme non invasive per il controllo, anche fiscale, delle App come Uber. Un’apertura del Governo che viene vista dai tassisti come un modo di venire a patti con un’organizzazione che dovrebbe, a parer loro, essere considerata non legale.
La terza novità principale riguarda le auto bianche, per cui il Governo starebbe prevedendo la possibile eliminazione dei vincoli sul cumulo di licenze, che darebbe la possibilità di esercitare l’attività anche in forma di impresa, e una maggiore flessibilità sui prezzi, fermi restando i vincoli sulle tariffe massime, oltre alla possibilità di offrire servizi integrativi come l’uso collettivo dei taxi.
Una serie di aperture che non sono gradite ai tassisti italiani, che hanno anche disertato l’invito al confronto da parte di Uber, (che oggi avrà un incontro al ministero dei Trasporti) e che puntano il dito contro l’esecutivo: “Ancora una volta siamo stati umiliati. Il governo non è stato in grado di fornire alcun tipo di risposta a delle semplici domande, nascondendosi dietro la sovranità del parlamento”. La loro protesta non accenna a scemare.
I Prezzi
Prezzi che a Milano e Roma sono tra i più alti del mondo. Secondo uno studio della banca svizzera Ubs, infatti, Milano e Roma sarebbero rispettivamente l’ottava e la diciottesima città più costosa del mondo per quanto riguarda i Taxi, in una classifica comandata dalla norvegese Oslo. Le due città italiane risultano sensibilmente più costose di Parigi, Londra e New York.
Prezzi che si giustificherebbero, secondo i dati diffusi dalla Cgia di Mestre, dai costi maggiorati che devono sostenere i tassisti italiani. Nelle principali voci di spesa, infatti, si rileverebbe sempre un differenziale pesante rispetto alla media dell’area Euro: +13,4% nei costi del gasolio, +4,1% di pressione tributaria, +57,2% nel premio annuo medio dell’assicurazione e +1,2% nel prezzo delle auto.