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Decreto Semplificazioni, scure al Senato: cosa va e cosa resta

FIRSTonline

“Così com’è non va”. Dopo l’avvertimento del Quirinale sul decreto Semplificazioni – farcito di misure eterogenee e quindi a rischio incostituzionalità – il provvedimento è stato sottoposto a una cura dimagrante in Parlamento.

Durante l’esame in commissione al Senato, il testo si era trasformato in un mostro parlamentare in stile omnibus: 80 articoli più 61 pagine di emendamenti. In sostanza, una sorta di Milleproroghe d’inizio anno in cui la maggioranza aveva inserito tutto ciò che era rimasto fuori dalla manovra.

A calare la scure ci ha pensato la Presidenza del Senato, che ha dichiarato inammissibili 62 emendamenti. Ne sopravvivono solo 23, un quarto di quelli presentati. Il decreto è in voto in aula a Palazzo Madama.

COSA È STATO CANCELLATO

Saltano le nuove norme sull’Rc Auto e sulla xylella (l’obbligo di abbattimento degli ulivi infetti e il carcere per i trasgressori).

Via anche la sospensione per un anno delle tasse per le vittime del crollo del ponte Morandi, i due milioni di euro stanziati per le nuove divise della Polizia e le maglie più larghe per i concorsi dei medici.

Bocciati infine i correttivi sulle gare per i concessionari (era previsto il rinvio di un anno per l’obbligo di mettere a gara il 60% dei lavori oltre i 150mila euro, in deroga al codice degli appalti) e alcune esenzioni aggiuntive per la Web Tax.

COSA RIMANE

Non si toccano invece le norme sulle trivelle, frutto di un difficile accordo fra Lega e Movimento 5 Stelle. Si salvano le concessioni già in essere, ma aumenta il costo delle royalty di 25 volte. Arriva anche una moratoria di 18 mesi per i nuovi piani di ricerca in mare, che però potrà essere estesa a 24 mesi nel caso non venisse adottato un piano nazionale.

Resta nel decreto anche la misura in favore degli Ncc, i noleggi con conducenti, che potranno operare all’interno della provincia senza tornare in rimessa (il che probabilmente farà la loro fortuna, visto che molti ottengono la licenza in piccoli centri vicini a grandi capoluoghi).

Sopravvivono poi la cancellazione del raddoppio dell’Ires per gli enti no profit – che quindi resta al 12%, malgrado la manovra prevedesse un aumento al 24% – e la regionalizzazione delle concessioni idroelettriche (la contropartita chiesta da Matteo Salvini per dare via libera alla stretta sulla ricerca di idrocarburi e all’aumento delle royalties sulle concessioni).

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Categories: Politica