Il Governo ha finalmente preso in considerazione la possibilità di porre un argine alle modalità con le quali le compagnie aeree applicano i prezzi dei biglietti venduti online. Da tempo le associazioni dei consumatori protestavano contro “gli algoritmi” utilizzati dai vari servizi online e chiedevano l’intervento dell’Antitrust. Di fatto, il prezzo di un biglietto di un volo aereo può essere influenzato da diversi fattori che sono calcolati in base a determinati parametri di navigazione di ciascun utente. Per le associazioni di consumatori, si tratta di un pratica commerciale scorretta e di un abuso di posizione dominante.
Il sistema per aggirare i rincari è relativamente semplice, ma non è alla portata di tutti. Chi naviga su questi siti accettando una determinata profilazione dell’utente non ha molto scampo: la geolocalizzazione, l’orario in cui fa la ricerca, il fatto che abbia già cercato altre soluzioni di volo per quella stessa destinazione, porta gli algoritmi a proporre dei prezzi maggiori rispetto a chi fa una navigazione in incognito. Con il decreto in arrivo lunedì, il Governo porrà dei limiti allo sfruttamento delle informazioni che i siti delle compagnie aeree utilizzano per proporre prezzi diversi in funzione dei parametri salvati. Quindi nessun divieto per questa pratica, ma solo un alcuni paletti entro i quali dover operare.
L’idea principale è quella di impedire il rincaro di un biglietto a seconda del periodo di acquisto, ma solo nel caso delle rotte nazionali di collegamento con le isole oppure se avviene durante un picco di domanda e conduce ad un prezzo di vendita del biglietto o dei servizi accessori del 200% superiore alla tariffa media del volo. Allo stesso tempo il Governo prevederà un tetto alle tariffe aeree praticabili in continuità territoriale con oneri di servizio pubblico. Come? Secondo le prime anticipazioni del provvedimento in via di approvazione, l’amministrazione competente fissa “i livelli massimi tariffari praticabili dalle compagnie aeree ove emerga il rischio che le dinamiche tariffarie possano condurre ad un sensibile rialzo legato alla stagionalità o ad eventi straordinari, nazionali o locali”. Il livello massimo tariffario sarebbe indicato nel bando di gara quale requisito oggettivo dell’offerta, dunque con tempi più spostati in avanti rispetto alla prima delle azioni decise dall’esecutivo per contrastare l’impennata dei costi per quel tipo particolare di viaggiatori.
Come suggerito dal presidente di Assoviaggi-Confesercenti Gianni Rebecchi, il vero banco di prova per capire quanto il provvedimento inciderà significativamente sulle esigenze piuttosto che sulle opportunità, saranno le rotte servite da una sola compagnia. In quel caso, i provvedimenti ipotizzati non avranno alcuna influenza e i prezzi per quel genere di viaggio non si abbasseranno mai e continueranno ad essere influenzati dai soliti fattori derivati dalla profilazione di ciascun utente.
L’altra spina nei fianchi del Governo ma anche dei cittadini è quella della insufficienza di taxi nelle grandi città: l’idea originaria, lanciata da una proposta di legge del Terzo polo, era quella di regalare una nuova licenza a tutti conducenti in modo da garantire più auto bianche in strada ma di non penalizzare chi ha sborsato fior di quattrini per comperare una licenza. La nuova licenza potrebbe essere girata a un familiare o amico oppure essere venduta. Inizialmente il ministro Matteo Salvini sembrava attratto da questa soluzione ma, di fronte alle solite e stavolta davvero incomprensibili proteste dei tassisti, senbra aver abbassato il tiro. Oggi si vedrà.