Oltre alla battaglia politica per evitare l’aumento dell’Iva, torna in discussione anche un decreto già approvato dal Governo: quello per l’abolizione dell’Imu sulla prima casa, che stanzia anche i fondi per il rifinanziamento della Cig e la salvaguardia di una nuova quota di esodati. A sollevare la questione è la Corte dei Conti, che non ritiene soddisfacenti le coperture indicate per sostenere il provvedimento.
In particolare, la magistratura contabile punta l’obiettivo sulle risorse che dovrebbero essere garantite dalla sanatoria sui giochi. “Appare opportuno interrogarsi sull’idoneità della norma ad assicurare il maggior gettito atteso (600 milioni di euro) che concorre in maniera determinante ad assicurare la copertura dell’intero dl”, ha detto ieri Raffaele Squitieri, presidente facente funzioni della Corte dei conti, nel corso di un’audizione davanti alle commissioni Bilancio e Finanze della Camera.
Fino ad ora, in effetti, nessun concessionario si è avvalso della facoltà concessa dall’articolo 14 del decreto (c’è tempo fino al 15 ottobre), che prolunga l’efficacia di una norma contenuta nella finanziaria 2006, la quale consentiva ai soggetti condannati in primo grado per responsabilità amministrativo-contabile di avvalersi dell’istituto processuale della definizione agevolata in appello, pagando una sanzione pari al 25% di quanto previsto in primo grado.
Squitieri ricorda che la copertura complessiva del decreto è “comunque assicurata dalla prevista clausola di salvaguardia”, ma sottolinea che la strada alternativa indicata dal Governo – rincaro delle accise e degli acconti fiscali su Irpef, Ires e Irap – comporterebbe “rilevanti effetti di natura distributiva”.