La Camera ha approvato il decreto legge sul Fisco dopo aver votato, con 359 voti a favore e 166 contrari, la questione di fiducia posta dal Governo sull’approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato e dovrà essere convertito in legge entro il 23 dicembre: prevede, tra l’altro, l’abolizione di Equitalia, la rottamazione delle cartelle esattoriali e la nuova finestra per la voluntary disclosure.
Negli ultimi giorni erano emersi problemi di copertura relativi a una norma sul regime dei minimi delle partite Iva, che consentiva a coloro che sforano i tetti nel limite di 15mila euro di ricavi di restare nel regime pagando un’aliquota fissa al 27%. A un secondo esame, le commissioni Finanze e Bilancio avevano poi stralciato questa norma, che era stata approvata dalle stesse commissioni.
La Ragioneria aveva rilevato problemi di copertura anche su un’altra norma, quella secondo cui il pagamento di tasse e tributi degli enti può essere effettuato sul conto corrente di tesoreria dell’ente impositore o mediante F24, anche attraverso strumenti di pagamento elettronici e per le entrate diverse dal quelle tributarie solo sul conto corrente di tesoreria o tramite strumenti di pagamento elettronici. La copertura richiesta dalla Ragioneria e pari a 15 milioni arriverà dal Fondo per interventi di politica economica.
Dopo la sconfessione di Renzi, è stato ritirato l’emendamento del Pd, a prima firma Maino Marchi, che prevedeva l’introduzione dell’Imi, l’imposta municipale sugli immobili, che avrebbe sostituito l’imposta municipale propria (Imu) e il tributo per i servizi indivisibili (Tasi) per case signorili, ville e castelli adibiti ad abitazione principale. Una proposta che aveva suscitato la reazione di Confedilizia secondo cui la norma finirebbe per aumentare le tasse.