“Con il decreto dignità arriva la Waterloo del precariato”. Con queste parole il vicepremier Luigi Di Maio ha presentato il primo provvedimento del nuovo governo, varato lunedì sera dal Consiglio dei ministri. Le direttrici del provvedimento sono tre: stretta sul precariato per superare il Jobs Act, lotta alle delocalizzazioni e stop alla pubblicità per il gioco d’azzardo. A livello politico, è un provvedimento di chiaro stampo M5S, che alla fine anche la Lega ha approvato nonostante qualche perplessità sulle novità relative ai contratti a termine, che non piacciono alle imprese.
Ecco i principali contenuti del Decreto Dignità.
LAVORO
- Contratti a tempo indeterminato: l’indennità per i lavoratori licenziati senza giusta causa passa da un massimo di 24 mesi a un massimo di 36 mesi.
- Contratti a termine: il limite massimo per i rinnovi con causale si riduce da 36 a 24 mesi e per ogni rinnovo a partire dal secondo è previsto l’aumento dello 0,5% del contributo addizionale (attualmente pari all’1,4% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali). Ridotte da 5 a 4 le possibili proroghe.
- Tornano le causali per i contratti a termine. Per i contratti più lunghi di 12 mesi o dal primo rinnovo in poi arrivano tre categorie di causali: esigenze temporanee e oggettive connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili, o relative a picchi di attività stagionali. Le nuove regole valgono anche per i contratti a tempo determinato in somministrazione (non vengono cancellati, come previsto dalle prime bozze, quelli in somministrazione a tempo indeterminato).Salta invece il conteggio di questa ultima tipologia nei limiti del 20% previsto per contingentare le assunzioni a termine.
- Tutela occupazione con aiuti di Stato. Nel caso la concessione di aiuti di Stato, i benefici vengono revocati in tutto o in parte alle imprese che tagliano posti di lavoro nei successivi 5 anni.
DELOCALIZZAZIONI
- Le aziende che ricevono aiuti pubblici e poi delocalizzano le attività prima che siano trascorsi 5 anni dalla fine degli investimenti agevolati riceveranno sanzioni da 2 a 4 volte il beneficio ricevuto, che andrà anche restituito con interessi maggiorati fino a 5 punti percentuali. Previsto anche il recupero dell’iperammortamento in caso di delocalizzazione o cessione degli investimenti.
GIOCO D’AZZARDO
- Stop alla pubblicità sul gioco d’azzardo. Dal 2019 il divieto scatterà anche per le sponsorizzazioni e “tutte le forme di comunicazione”, comprese “citazioni visive ed acustiche e la sovraimpressione del nome, marchio, simboli”. Chi non rispetta il divieto sarà punito con una sanzione del 5% del valore della sponsorizzazione o della pubblicità, comunque di importo non inferiore a 50mila euro. Gli incassi andranno al fondo per il contrasto al gioco d’azzardo patologico. Restano le sanzioni da 100mila a 500mila euro per chi viola il divieto durante spettacoli dedicati ai minori. Sono escluse dallo stop alla pubblicità le lotterie a estrazione differita, come la Lotteria Italia, e i contratti in essere.
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ALTRE MISURE
- Proroga per gli insegnanti diplomati alle magistrali. I licenziamenti imposti dalla sentenza del Consiglio di Stato slittano di 120 giorni, “così che abbiamo il tempo di risolvere il problema”, spiega Di Maio.
- Split payment abolito per i professionisti.
- Lo Spesometro “prevede ora un solo adempimento all’anno”, spiega Di Maio.
- Redditometro: stop ai controlli dal 2016. Lo strumento non viene abolito l’attuale versione del decreto ministeriale relativo al “redditometro” non trova più applicazione in relazione ai controlli che devono ancora essere effettuati sui periodi d’imposta 2016 e successivi. Prossima l’emanazione di un nuovo decreto ministeriale da parte del MEF.
I RIDER
Per il momento, la questione dei rider non trova spazio nel provvedimento. Di Maio intende proseguire lungo la strada della concertazione con le aziende, ma se il tavolo di confronto non dovesse raggiungere l’obiettivo, la norma sarà inserita nel decreto Dignità nell’arco dei 60 giorni per la conversione del decreto stesso. “Sono molto contento di come sia andato questo tavolo, è solo l’inizio ma non era scontato”, ha sottolineato Di Maio, aggiungendo di aver “trovato un grande contributo da parte di tutti quanti”. Per il ministro si può “arrivare ad un contratto avveniristico”.
I COMMENTI
Duro il commento di Confindustria, secondo la quale “il risultato sarà di avere meno lavoro, non meno precarietà” e “preoccupa anche che siano le imprese a pagare il prezzo di un’interminabile corsa elettorale all’interno della maggioranza e che si creino i presupposti per dividere gli attori del mercato del lavoro, col rischio di riproporre vecchie contrapposizioni”.
Di segno opposto, ovviamente il parere del Premier, Giuseppe Conte, che nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi ha affernati: “Sono particolarmente lieto come presidente di questo governo del fatto che il primo decreto approvato in materia sociale sia sul recupero della dignità dei lavoratori e delle imprese”.
Rispondendo a una domanda di un giornalista su alcune affermazioni del numero uno del MEF, il presidente del consiglio ha rassicurato: “Lei parla di dichiarazioni del ministro dell’Economia appena rilasciate che non mi sono note. Guardate che non e’ che e’ il ministro dell’Economia che ha la premura di tenere i conti in ordine, sono io e tutti i ministri che hanno cura di tenere i conti in ordine, ci mancherebbe”.
“Ovviamente questo governo non è in contrasto col mondo imprenditoriale, – ha puntualizzato il vicepremier Luigi Di Maio -anzi adotteremo anche misure per favorire la crescita economica, vogliamo una sana alleanza col mondo del lavoro e imprenditoriale ma vogliamo contrastare le iniziative ingiustificate” come chi se ne va dopo aver beneficiato degli aiuti pubblici.
“Il decreto dignità – ha continuato Di Maio – si basa su tre concetti: diamo un colpo mortale al precariato, licenziando il Jobs Act; diamo un colpo mortale alla parte più insidiosa della burocrazia, per cui ci diranno che vogliamo favorire gli evasori quando vogliamo favorire i cittadini onesti; siamo il primo Paese in Ue che dice stop al gioco d’azzardo e diciamo no alle multinazionali che vengono qui, prendono soldi e delocalizzano”.