Il decredo del Fare passa al Senato, con 190 voti favorevoli, 67 contrari e 1 astenuto. Il testo ora torna alla Camera per la terza lettura e l’approvazione definitiva. I voti contrari sono di Lega, M5s e Sel.
Il governo oggi è andato sotto sul “pacchetto giustizia” della riforma con un emendamento targato Lega-Pdl, sul quale l’esecutivo aveva espresso parere contrario, e che prevede la soppressione dell’accesso ai concorsi per chi abbia superato lo stagee il primo anno della scuola di specializzazione per le professioni legali.
Martedì l’esecutivo era stato battuto sull’emendamento, formulato sempre del Carroccio, che abolisce la tassa sui telefonini.
Il Pdl in mattinata, invece, aveva tentato un blitz su un emendamento per alzare il limite all’uso del contante da 1.000 a 3.000 euro. La proposta di modifica è stata votata dai senatori Pdl ma respinta dall’aula di Palazzo Madama. Approvato invece un ordine del giorno che impegna il governo a correggere le norme varate dal precedente esecutivo sulla riorganizzazione delle circoscrizioni giudiziarie e quindi dei tribunali italiani.
Approvato anche il taglio agli stipendi dei manager pubblici. “Il taglio del 25% degli stipendi dei manager pubblici è un altro piccolo ma importante passo verso l’equità sociale nel nostro Paese e un segnale preciso nei confronti dei cittadini”, ha affermato il senatore Francesco Russo (Pd), dopo l’approvazione dell’emendamento al decreto del Fare.
Nel pomeriggio è terminato l’esame degli oltre 100 articoli del decreto e sono cominciate le dichiarazioni di voto. Il maxi provvedimento, modificato, sarà esaminato dalle commissioni Affari costituzionali e Bilancio di Montecitorio a partire dalla mattina di domani, l’approvazione definitiva è attesa per venerdì.