Dietrofront, il decreto Crescita torna in Commissione alla Camera. Il Disegno di legge di conversione del decreto era arrivato in aula a Montecitorio e il governo aveva già annunciato l’intenzione di porre la fiducia mercoledì sera, voto giovedì e venerdì approvazione in prima lettura per poi andare al Senato dove il testo deve essere convertito entro il 29 giugno o decade.
E invece no, il provvedimento – che nel frattempo si è dilatato a dismisura diventando un decreto-omnibus – torna alle commissioni Bilancio e Finanze per una lunga serie di correzioni definite “tecniche”. Tra queste figura peraltro la soppressione dell’emendamento che trasferisce alle Regioni la titolarità e la gestione dei Fondi per lo sviluppo e la coesione che arrivano dalla Ue per la programmazione 2012-27. Su questo emendamento, approvato a sorpresa su proposta della Lega e scoperto – evidentemente – in ritardo dei pentastellati , si è registrato l’ultimo scontro tra i due partner di governo.
Barbara Lezzi, ministro M5S per il Sud a cui va l’80% dei Fondi sviluppo e coesione, si è vista depauperata di un importante “asset” del suo ministero. E ha puntato i piedi. L’emendamento “non verrà mai votato dai parlementari del Sud del M5s”. Di più: “E’ atto – ha aggiunto – di totale scorrettezza. Chiunque lo abbia presentato, Lega o non Lega, dovrà chiedere scusa e dare delle spiegazioni”. In ogni caso, la modifica verrà “corretta attraverso il suo stralcio”.
Ecco perché il decreto Crescita – che, forse, per tenere fede al nome è più che raddoppiato nel corso dell’esame parlamentare – torna in commissione. Nel frattempo Lega e M5S sembra abbiano trovato l’accordo: alla eliminazione dell’emendamento sui Fondi sviluppo dovrà corrispondere l’approvazione delle autonomie rafforzate, cavallo di battaglia della Lega fermo al palo dei dubbi pentastellati.
Si vedrà dunque giovedì se il do ut des Fondi-Autonomie regge alla prova dei fatti. Non è fra l’altro l’unica questione aperta, dopo la dura presa di posizione di Arcelor Mittal contro le modifiche in materia ambientale apportate al provvedimento che pregiudicano il raggiungimento degli obiettivi contrattuali. Nell’attesa che si chiarisca il quadro, il decreto Crescita si ferma in commissione.