Nel cosiddetto Decreto Balduzzi, dal nome dell’attuale ministro della Sanità, sono contenute molte novità anche per il settore del gioco, con la ludopatia elevata a vera e propria malattia che come tale va affrontata. Un male, quello del gioco, che rimane, però, necessario, viste le entrate per 4,3 miliardi di euro portate all’erario, e che non va debeletta, ma solamente circoscritto.
Saranno vietati, dunque, messaggi pubblicitari che incitino al gioco nei trenta minuti precedenti e successivi a trasmissioni dedicate ai minori, e verrà introdotto l’obbligo, negli spot, di indicare, come sui pacchetti di sigarette, il rischio di dipendenze, oltre che la reale possibilità di vincita. Un’indicazione, quella dei rischi correlati al gioco, che dovrà essere estesa a tutte le sale da gioco, che esporranno materiale informativo
Un’altra incombenza che il settore dovrà affrontare è la ricollocazione delle sale slot a debita distanza da luoghi sensibili come scuole e ospedali, oltre ad un ampiamento dei controlli in tutela dei minori.
Il presidente di Assointrattenimento, Massimiliano Pucci, si dice soddisfatto di questi cambiamenti: “è la prima chance che ci è stata assegnata per dimostrate a istituzioni e cittadinanze che siamo un’industria compatibile con il vivere civile”, e definisce essenziale “una prima regolamentazione delle pubblicità”.
La stretta normativa non preoccupa il settore anche perchè è stato scongiurato il rischio che la distanza minima dai luoghi sensibili venisse fissata a 500 metri, rendendo quasi imppossibile trovare un posto per le slot e le sale. Nel settore dei Giochi, poi, c’è anche chi, come il presidente di Assosnai Francesco Ginestra, propone misure più restrittive, preoccupato dal fenomeno della ludopatia: “Serve una card unica con limite di spesa e del tempo di collegamento da utilizzare per il gioco online”.
Il vero problema, per il settore, a questo punto rimane la stretta creditizia messa in atto dalle banche. Avverte Pucci: “Le banche stanno adottando un codice etico e da circa un mese, in alcune aree, non vogliono intrattenere rapporti con il mondo del gioco”.