Prende avvio la riforma delle partecipate voluta dal Governo Renzi. Le società a controllo pubblico saranno guidate da un amministratore unico mentre i cda locali e nazionali potrebbero essere smantellati.
Questo il risultato che potrebbe arrivare entro un anno dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri dell’apposito decreto attuativo prevista per il prossimo 15 gennaio insieme a un pacchetto di una decina di decreti riguardanti la Pubblica Amministrazione. Come annunciato mesi fa dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, l’obiettivo principale è quello di ridurre il numero delle partecipate stali da 8mila a mille, ma al contempo l’esecutivo mira a rivoluzionare i consigli di amministrazione e ridimensionari gli stipendi dei dirigenti.
Scendendo nel dettaglio, il decreto attuativo riguarderà le 7.767 partecipate attualmente attive, comprese quelle in portafoglio delle amministrazioni centrali e le 29 partecipate del ministero dell’Economia. Di esse, solo due terzi presentano bilanci in utile o in pareggio, tutte le altre manifestano perdite che pesano come macigni.
Rimarranno escluse dalla riforma le società quotate, ma anche Enav, Ferrovie e Rai. Come riportato da Repubblica, il testo prevede la possibilità per Palazzo Chigi di escludere dalle nuove norme singole società.
Ma c’è di più, perché i 26 articoli che compongono il decreto attuativo che arriverà tra 11 giorni sul tavolo del Cdm prevedono mote altre novità, tra le quali, l’eliminazione d’ufficio dal regitro delle imprese delle controllate che«per oltre tre anni consecutivi» non hanno depositato bilanci o compiuto atti di gestione. Le altre verranno invece monitorarate annualmente. Come sottolinea il quotidiano romano, nel caso in cui non riuscissero a superare i controlli, verranno sottoposte a piani di razionalizzazione, fusione o soppressione.
Le partecipate più a rischio sono quelle che n on rientrano nei settori elencati all’interno dell’articolo 4, vale a dire: produzione di un servizio di interesse generale o progettazione e realizzazione di un’opera pubblica, comunque strumentali all’ente di riferimento (almeno l’80% delle attività deve essere di questo tipo, da statuto).
Parlando dei manager, il Governo intende attuare una stretta sugli stipendi che saranno soggetti a nuovi tetti, stabiliti mediante un apposito dpcm e proporzionati alla qualifica professionale e al lavoro effettuato. La parte variabile della retribuzione sarà proporzionata al bilancio raggiunto dalla società e quindi potrà non essere corrisposta nel caso in cui l’esercizio si chiudesse in rosso. Un taglio del 30% dello stipendio è previsto per gli amministratori locali, se la partecipata è in rosso da tre esercizi. I manager infine saranno soggetti alle azioni civili di responsabilità e risponderanno di danno erariale.La gestione di tutte le partecipazioni statali nel portafoglio dei ministeri passerà nelle mani del Mef.