Tre questioni pregiudiziali, fra cui l’ipotesi di una sospensione dei lavori per chiedere un parere della Corte europea di giustizia – che ha sede a Lussemburgo – sulla possibile violazione delle norme comunitarie da parte della legge Severino. Con questa mossa il relatore Andrea Augello (Pdl) ha aperto alle 15 i lavori della Giunta per le elezioni e le immunità del Senato, l’organismo chiamato ad esprimersi sulla decadenza da Palazzo Madama di Silvio Berlusconi dopo la condanna definitiva al termine del processo Mediaset. Il Pd ha chiesto e ottenuto che il voto sulle pregiudiziali equivalga al voto sulla relazione di Augello.
“Dovrò tenere conto del ricorso alla Corte di Strasburgo nella mia relazione”, ha spiegato poi Augello, riferendosi in questo caso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, cui la difesa del Cavaliere ha già presentato ricorso. In primo luogo, Strasburgo dovrà accertare se il ricorso sia ricevibile o meno: in media il 90% di queste valutazioni si risolve in una bocciatura, ma per arrivare al verdetto preliminare sono necessari tre-quattro mesi. Inoltre, nel caso in cui il ricorso fosse accettato, per il giudizio di merito bisognerà aspettare degli anni (dai due ai quattro, in media).
“Aspettiamo la relazione di Augello – ha detto entrando alla riunione il presidente della Giunta, Dario Stefàno (Sel) –. Ma sui tempi sarà la Giunta a decidere”.
Intanto Felice Casson, senatore Pd, ha già bocciato il ricorso presentato a Strasburgo: “Non è ricevibile – ha spiegato –. Non c’è ancora un atto della Giunta: quantomeno bisogna aspettare che ci sia una decisione per presentare ricorso”.
La sentenza definitiva del processo Mediaset prevede quattro anni di reclusione ridotti a uno grazie all’indulto e cinque anni d’interdizione dai pubblici uffici che la Corte d’appello – come stabilito dalla Cassazione – dovrà rideterminare (la prima riunione è fissata per il 19 ottobre).
La legge Severino è nel mirino del Pdl perché, oltre a prevedere la decadenza dal Parlamento, stabilisce che i condannati a pene superiori a due anni non possano essere candidati alle elezioni per sei anni. Un termine decisamente più lungo di quello che Berlusconi si appresta a scontare con la pena accessoria, che dovrà essere rideterminata in un intervallo compreso fra uno e tre anni.
I dubbi sull’applicabilità della legge al caso Berlusconi fanno riferimento al principio dell’irretroattività della norma penale: il reato è stato infatti commesso prima del via libera alla legge. Gli oppositori del Cavaliere sostengono però che l’incandidabilità (la quale porta con sé anche la decadenza da parlamentare) sia una misura amministrativa e non penale.
Quella del ricorso alla Corte di Lussemburgo sarebbe una strada alternativa rispetto al ricorso alla Consulta italiana che consentirebbe al Pdl di guadagnare tempo. I numeri in Giunta sono comunque sfavorevoli al Cavaliere: la sinistra supera la destra 14 a otto.