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Debito Usa, la vera battaglia inizia ora

Il difficile sarà trovare un accordo tra i tagli alla spesa voluti dai repubblicani e l’aumento del carico fiscale caldeggiato dai democratici. Con sullo sfondo la crescita anemica della prima potenza economica mondiale

Debito Usa, la vera battaglia inizia ora

Domenica è giunta la notizia sull’accordo del debito. Come previsto la corsa di chi “è più ‘chicken’ prima di finire nel burrone” si è conclusa con le due parti che si sono salvate in extremis. Nessuna delle due è caduta nel precipizio… salvando pure noi comuni mortali.

Esiste un accordo ‘bipartisan’ che evita il ‘default’ formale e molto probabilmente la riduzione del merito di credito AAA assegnato ai titoli di stato federali del governo americano dalle società di rating. Però vorrei sottolineare che il ‘default’ formale non è mai stato la sostanza dell’evento come si può evidenziare dal fatto che i rendimenti sui Treasuries a lunga scadenza si sono mantenuti sotto il 3 per cento fino a venerdì 29 luglio. Poi la borsa è girata di segno e il rendimento sul benchmark Treasury è sceso sotto quota 2,75%.

Varie sono le interpretazioni. Una è che il tetto sul debito non è il problema. Il difficile è trovare un accordo fra tagli alle spese e aumento del carico fiscale, una battaglia che è in pieno corso. Una seconda è che la crescita economica è anemica, il grande problema delle economie industriali. Il rendimento sui benchmark è coerente sia con un rischio di credito basso sul debito sovrano USa sia con le prospettive negative sulla congiuntura economica. La sostanza era e rimane nel modo con cui tagliare il deficit del bilancio federale, con i repubblicani che preferiscono i tagli alla spesa e i democratici invece un aumento del carico fiscale.

Questa battaglia non si è sopita come si evince dal fatto che le cifre sull’accordo cambiano a secondo della campana che uno sente. A ogni modo, possiamo sintetizzarli come segue:

– un aumento del tetto del debito di $2.400 miliardi, da eseguire in due fasi entro un arco temporale fino a termine del 2012 (prima o dopo le elezioni presidenziali?);
– un pacchetto di riduzione del deficit di $2.400 miliardi, di cui $900 miliardi in tagli alla spesa programmati entro 10 anni 1 $1.400 miliardi con nuove tasse.

Cosa dicono gli attori di questa commedia politica? Il Presidente Obama si è dichiarato contento, ma sa benissimo che ancora rimane molto da fare e che sui dettagli l’operazione si può incagliare. Il leader repubblicano John Boehner ha sostenuto che l’accordo non è perfetto ma in sostanza riflette la posizione del partito repubblicano.

Questo contrasta con le dichiarazioni di alcuni membri del ‘Tea party’ rimasti contrari all’accordo. Lo stesso vale per i democratici. La leadership, vedi Nancy Pelosi, vuole l’accordo come pure la maggioranza del partito, mentre l’ala sinistra del partito non vede di buon occhio i tagli alla spesa. Le parti nel copione della commedia dal finale aperto e ancora in piano svolgimento, fino a oggi sono state pienamente rispettate.

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