Il 2020 è stato un anno duro per l’Italia che, a causa della pandemia, ha visto esplodere il debito pubblico, che lo scorso febbraio ha già raggiunto il record di 2.643 miliardi di euro.
In questo contesto c’è però un dato che lascia ben sperare. Secondo il monitor pubblicato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, mentre il debito pubblico ha continuato a salire, quello delle Amministrazioni locali si è ridotto rispetto al 2019 di 800 milioni di euro, scendendo a 84,2 miliardi. Alla base di questo andamento c’è una spiegazione: “il Governo centrale si è caricato l’onere del sostegno all’economia, mediante un eccezionale ampliamento del grado di indebitamento – spiega Intesa Sanpaolo – mentre per le Amministrazioni locali l’impatto è stato trascurabile, anche per effetto degli interventi di trasferimento di risorse che nel corso dell’anno sono stati effettuati dal Governo centrale a favore delle Amministrazioni locali”. Parliamo, in cifre, di circa 12 miliardi di risorse destinate ai comuni e 4,5 miliardi alle Regioni.
IL DEBITO DI COMUNI E REGIONI
Da considerare inoltre anche un’altra caratteristica. La riduzione ha riguardato solo i Comuni, mentre il debito delle Regioni è cresciuto, tornando sui livelli di metà decennio.
Scendendo nei dettagli dei singoli comparti, nel 2020 il debito dei Comuni (che rappresenta oltre il 40% di quello locale) ha registrato una diminuzione di 1,8 miliardi di euro a 33,9 miliardi, tornando sui livelli del 2003.
Decisamente inferiore il debito di Province e Città Metropolitane, pari a 6,4 miliardi di euro (il 7,6% del totale); anche per questo comparto, il debito ha sperimentato una contrazione del proprio stock nel 2020, pari a 200 milioni di euro.
Passiamo alla nota dolente, le Regioni. Dopo aver mantenuto il proprio debito sostanzialmente stabile negli ultimi anni, nel 2020 le Regioni hanno visto aumentare il loro indebitamento di 1,8 miliardi di euro, un incremento che riporta lo stock del debito regionale sui livelli di metà decennio (33,5 miliardi di euro). “Tale risalita – si legge nel report – è il riflesso delle tensioni sperimentate da questi Enti, in prima linea nella battaglia contro l’epidemia e sottoposti ad un rilevante incremento delle spese”.
Da considerare inoltre che i Comuni, almeno fino al 2019, hanno registrato una diminuzione degli oneri sul debito. Le Regioni, al contrario si trovano a dover fare i conti con un costo del debito decisamente più elevato (pari al 3,2% nel 2019).
Passando alla geografia, il report sottolinea come “Nel 2020, il debito locale scende ovunque, ad eccezione del Centro, dove invece si registra un incremento di 754 milioni dello stock di debito delle Amministrazioni locali. La suddivisione per comparti evidenzia come tale incremento trovi origine principalmente in un aumento notevole (1,1 miliardi di euro) del debito delle Regioni, in particolare del Centro”.
IL DEBITO PRO-CAPITE
Interessante anche l’andamento del debito locale espresso in termini pro capite. La media nazionale è pari a 1.411 euro per abitante, ma a livello regionale le differenze sono enormi, con Campania, Calabria, ma soprattutto Lazio e Piemonte che si piazzano ben oltre la soglia indicata. “Nelle ultime due – specifica Intesa – il debito locale per abitante si avvicina (o nel caso del Lazio, supera) i 2.500 euro nel 2020”.
In ogni caso, rispetto al 2020, lo scorso anno la maggioranza delle Regioni ha ridotto il proprio stock di debito. I ribassi maggiori si sono registrati in Molise (-114 euro per abitante) e Calabria (-112 euro) e Valle d’Aosta (-651 euro per abitante). Andamento inverso per Liguria (+88 euro) e Lazio (+171 euro).