Nella prima metà dell’800, finite le Guerre napoleoniche, il governo di sua Maestà Britannica, Giorgio III di Hannover (il primo a essere nato in Inghilterra e a parlare inglese come lingua madre), varò le misure necessarie ad abbassare i prezzi per ripristinare il valore reale della sterlina e soddisfare i detentori dei titoli emessi dalla corona, i bondholder. Naturalmente chi sedeva sugli scranni di Westminster erano gli stessi bonholder, che erano prevalentemente anche proprietari terrieri. Grazie alla protratta austerità, il peso del debito pubblico sul Pil scese da quasi il 220% del Pil nel 1815 a circa il 40% alla fine del XIX secolo.
È capitato che gli storici economici italiani citassero quel caso come esempio che la riduzione del debito pubblico italiano , come esclamò il Doctor Frankenstein, nel mitico film di Mel Brooks. Ciliegina sulla torta: la pressione fiscale si dimezzò dal 15% al 7% del Pil. Musica per le orecchie di tanti politici e cittadini italiani di oggidì.

Naturalmente era tutto un altro mondo e quelle politiche non furono senza costi sociali pesantissimi. L’uno e gli altri ben raccontati in David Copperfield di Charles Dickens. Spesso gli scrittori hanno una percezione della realtà economica superiore a quella degli economisti, che non a caso non erano e non sono molto popolari. In quello stesso mondo, per fare un esempio, ci fu la terribile carestia in Irlanda, che era parte del Regno Unito: morirono un milione di persone e un altro milione e mezzo emigrò. La politica di austerità e la difesa degli interessi dei proprietari terrieri impedirono di adottare le misure più efficaci per sfamare le persone. Addirittura, nel Parlamento ci fu chi affermò che fosse meglio “abbandonare I’lrlanda all’azione delle “cause naturali”, per non incitare un popolo indolente a vivere della pubblica carità”. Un luogo comune, quello sulle persone indolenti che vivono sulle spalle della comunità, che risuona di frequente nei dibattiti attuali sull’assistenza sociale.
Echi di quella stramba visione del funzionamento del sistema economico, che Keynes bollò come Treasury view, si ritrovano oggi in alcuni assai peculiari commenti di economisti italiani ai quali, evidentemente, l’unica cosa che preme è la riduzione del debito pubblico italiano. Per averne un campione basta leggere i recenti interventi di Giampaolo Galli su InPiù e l’intervista a Carlo Cottarelli su La Stampa. Il primo propone una ripartizione delle spese militari in funzione dello spazio fiscale (termine di derivazione anglosassone: in italiano è spazio di bilancio pubblico), come se la difesa non fosse un bene comune di tutta l’Europa cui gli italiani beneficiano. Perché mai gli altri cittadini europei dovrebbero farsi carico della sicurezza dell’Italia meno di quanto gli italiani stessi farebbero, se l’idea di Galli fosse attuata? Galli ne è ben consapevole e riconosce che “in queste faccende non c’è nulla di facile”. Tuttavia, ci permettiamo di osservare che la riduzione del debito pubblico cessa i essere prioritaria quando la libertà è messa in pericolo da minacce militari. E viene in mente Tito Livio: “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”.
Cottarelli, addirittura, si traveste da Wolfgang Schäuble, il più che rigorista ,inistro delle Finanze del Governo Merkel, e vorrebbe mettere la Germania dietro alla lavagna perché incapace di rispettare il Patto di stabilità, camicia di forza della politica di bilancio uguale per tutti, e non solo per i Paesi indisciplinati come l’Italia. Per chi fosse interessato a capire la malattia tedesca del rigore di bilancio, simile a quella inglese dell’800 e poco adatta a gestire un’economia nell’era contemporanea, si rinvia alla Newsletter XXIX di Ceresio Investors.

Nè Cottarelli nè Galli hanno responsabilità di Governo e sono liberi da vincoli nell’elaborazione ed espressione del loro pensiero. Ma, se il ridimensionamento del peso del debito pubblico è sicuramente un obiettivo da perseguire, la via maestra è la più alta crescita economica. A maggior ragione, quindi, tutti dovremmo tifare per il rilancio della domanda interna tedesca.