Mario Monti è un tipo metodico, di una passione razionale, portato ad esaminare con puntiglio tutti gli aspetti del problema prima di prendere una decisione. E questo è un vantaggio perchè di fronte all’enormità dei problemi sia interni che internazionali una persona più emotiva e meno padrone anche degli aspetti tecnici della matassa delle questioni che si sono annodate intorno all’euro potrebbe facilmente perdere l’orientamento. Invece il nostro Presidente del Consiglio si muove sicuro sia a Bruxelles che a Roma.
Il tour europeo serve soprattutto a rassicurare i nostri partners sul fatto che l’Italia terrà fede al programma enunciato alle Camere tendente a mettere in sicurezza i conti pubblici e contemporaneamente a mettere le basi per un rilancio della nostra economia, evitando una crisi recessiva disastrosa non solo per la tenuta sociale del Paese ma anche per gli stessi conti pubblici. D’altra parte Monti sa bene che la principale obiezione tedesca ad interventi finanziari coordinati a livello comunitario (tramite eurobond o finanziamento del Fondo salva Stati) sta nel timore che, senza una pressione del mercato sui propri debiti, gli Stati più indisciplinati sarebbero portati ad allentare le loro politiche di rigore e riforme, con la conseguenza che i cittadini dei paesi virtuosi dovrebbero pagare per l’allegra gestione da parte dei paesi più portati a vivere al di sopra dei propri mezzi. Ma proprio la sua personale credibilità e quella del suo Governo dovrebbero attenuare questo timore e quindi convincere anche i tedeschi che, senza una garanzia comunitaria forte e credibile sui debiti dei vari paesi, la crisi finanziaria travolgerebbe qualsiasi azione di risanamento che i singoli Stati farebbero, finendo per intaccare la stessa solidità della Germania che verrebbe colpita dal virus tramite il suo sistema bancario.
Crisi italiana e crisi europea sono quindi strettamente connesse. E’ fondamentale che l’Italia vari al più presto un primo e robusto pacchetto di misure per poter arrivare al vertice dell’Ecofin ed al successivo vertice dei capi di Governo di dicembre, con le carte in regola per poter smuovere il blocco tedesco a qualsiasi misura tendente a gestire in maniera comunitaria la crisi del debito sovrano europeo. Se l’intera Europa non riuscisse a passare all’azione rapidamente ed in modo credibile non sarebbe possibile controllare il rialzo dei tassi d’interesse testimoniato dagli alti spread e la crisi di liquidità che sta investendo pesantemente le banche dei paesi periferici dell’eurozona ma che comincia ad attaccare anche i paesi centrali a partire dalla Francia e dall’Olanda.
Quindi occore dare rapidamente un segnale che ora l’Italia fa sul serio. Da dove partire? Un documento elaborato da vari parlamentari di tutti i partiti che appoggiano il Governo, da Linda Lanzillotta (Api) a Walter Vitali (Pd) a Mario Baldassarri (Fli) a Enrico La Loggia (Pdl) ai quali si sono aggiunti tanti altri tra cui Tiziano Treu, Enrico Morando e Antonio D’Alì, avanza alcune proposte dettagliate sia per assicurare il risanamento dei conti pubblici che per dare un primo segnale di sostegno della competitività del sistema economico.
Si tratta di varare una riforma delle pensioni che estenda a tutti il calcolo secondo il metodo contributivo lasciando una certa libertà quanto all’età del ritiro perchè il calcolo della pensione non verrà più fatto sull’ultima restribuzione ma sui versamenti fatti durante la vita lavorativa e quindi prima uno si ritira meno elavata sarà la sua pensione.
Si parla poi della nuova tassazione sugli immobili o meglio, secondo gli autori del documento, di una imposta patrimoniale ordinaria che dovrebbe in parte, insieme ad un possibile aumento dell’Iva, finanziare uno sgravio delle tasse sui redditi più bassi e sulle imprese attraverso un alleggerimento dell’Irap. E qui già si vede che le misure di rigore si combinano con quelle destinate a migliorare la competitività del sistema produttivo. Si passa poi alle privatizzazioni che potrebbero essere accelerate tramite la costituzione di uno o più fondi nei quali far confluire il patriminio immobiliare e mobiliare dello Stato e degli Enti locali, le cui quote sarebbero collocate sul mercato ai privati. Infine un dettagliato capitolo riguarda le infrastrutture ed in particolare gli incentivi da offrire ai privati per invogliarli ad investire nel settore.
E’ chiaro che a cappello di tutti i provvedimenti devono stare le misure volte a tagliare i costi della politica e non solo gli stipendi ed i vitalizi dei parlamentari, ma soprattutto bisogna puntare sulla riduzione delle spese discrezionali, che in questi anni di austerità sono cresciute di quasi il 60%, e sul disboscamento delle migliaia di enti e società pubbliche che, come dimostra lo scandalo Enav-Finmeccanica, sono la vera mangiatoia del sistema politico e delle sue clientele.
Gli italiani, come dimostrano i tanti messaggi raccolti dai social network, sono disposti a fare qualche sacrificio, perchè hanno capito che il fallimento sarebbe disastroso e costerebbe molto di più a tutti, ma vogliono vedere una effettiva equità nella ripartizione dei carichi, e soprattutto capire che le rinuncie di oggi possono aprire la strada una effettiva ripresa dell’economia.
Come ha scritto Monti poche settimane fa, l’Italia non può tasformarsi da paese fondatore a paese affondatore dell’Europa. Le sue azioni sono quindi oggi determinanti per convincere i tedeschi a far funzionare i meccanismi comunitari di gestione del debito e di allentamento della crisi di liquidità. Abbiamo una grande responsabilità. Bisogna onorala al meglio.