“Tempi cupi per i bravi” scrive con lucida amarezza il padre del Censis, Giuseppe De Rita, sul Corriere della Sera mettendo a fuoco i danni che l’ingannevole stagione grillina dei Vaffa alla casta ha prodotto e continua a produrre. E non c’è autocritica televisiva di Beppe Grillo che tenga. Quell’ondata di populismo ha stravolto i meccanismi decisionali del Paese e mandato all’aria le strutture tecniche del potere e delle istituzioni. Oggi “abbiamo Governi – osserva De Rita – senza più “segreterie tecniche” nei ministeri” e, senza nascondere la nostalgia, non si può non prendere atto che “è lontano il tempo in cui nella segreteria tecnica di Andreatta (Ndr. allora indimenticabile e vulcanico ministro del Tesoro) e poi di Goria “lavoravano insieme Cipolletta, Draghi, Cappugi, un relazionale capo di Gabinetto e un silenzioso Ragioniere generale” dello Stato. Tutto spazzato via dell’ondata populista dei Vaffa. “In una società complessa – annota il padre del Censis – ogni struttura socio-economica ha un bisogno irrinunciabile di una cultura capace di interpretare e governare la complessità circostante”. Ma è proprio la cultura di governo, che servirebbe al Paese come il pane e che il populismo dei Vaffa, poi irresponsabilmente imitato da quello della destra estrema della Meloni prima e di Salvini poi, ha messo Ko. De Rita fa benissimo a ricordarcelo e merita un plauso ma ricostruire non sarà facile e richiederà molto tempo.
De Rita: i veri danni che l’ingannevole Vaffa di Grillo alla casta ha prodotto e continua a fare
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