Semplificazione dell’azionariato e della governance. Questo il riassetto a cui punta De Cecco, gigante abruzzese della pasta – terzo gruppo al mondo dopo Barilla e la spagnola Ebro Foods – che al momento vede il suo capitale frazionato fra 21 eredi.
Pochi giorni fa Filippo Antonio De Cecco, presidente della società, ha comprato l’8,59% dal fratello Giuseppe Adolfo, salendo così al 23,59%, una quota che lo porta a essere il maggior socio singolo.
Poi ci sono i rami familiari di Saturnino De Cecco (al 23,41%) e di Giuseppe Aristide (12,04%), seguiti a loro volta dai gruppi di Giuseppe Alfredo (10,5%) e di Maria De Cecco (9,92%). E ancora altri otto membri con quote tra il 4 e il 5%.
“Ormai con tanti eredi siamo di fatto una public company – ha detto al Corriere della Sera il presidente – Ci stiamo allenando per la quotazione in Borsa”.
Intanto, a marzo saranno approvati i conti del 2019, chiusi con risultati record: ricavi in crescita del 6,56%, a 480 milioni di euro, e margini in salita da 50 a 54 milioni. Sempre a marzo l’assemblea sarà chiamata anche a rinnovare il board.
Per l’Ipo a Piazza Affari servirà ancora del tempo, ma il progetto è chiaro. Innanzitutto, De Cecco deve trovare un nuovo direttore generale, poi si passerà alla scelta delle banche collocatrici. Possibile anche che la famiglia selezioni un nuovo socio di minoranza per rafforzarsi ulteriormente prima di aprire il capitale al mercato. Già in autunno c’erano stati contatti avanzati con un grande fondo internazionale, che però poi aveva chiesto una quota di maggioranza e per questo era stato respinto dalla famiglia, decisa a mantenere il controllo della società.
La quotazione, insomma, non è ancora dietro l’angolo, ma è comunque vista dal presidente come l’unico strumento possibile per crescere ancora, aumentare gli investimenti e conquistare quote di mercato all’estero. A cominciare dagli Stati Uniti, dove Filippo Antonio De Cecco sogna di aprire uno stabilimento.