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Ddl Corruzione: sì alla Camera, Pdl furioso

Dopo le tre fiducie di ieri, oggi la Camera ha approvato con 354 sì, 25 no e ben 102 astenuti il Ddl corruzione, che ora passa all’esame del Senato. Il via libera è arrivato, ma la compattezza della maggioranza è ormai un ricordo. I voti che hanno approvato il provvedimento sono oltre 100 in meno rispetto al numero di deputati che sostiene il governo Monti. 

La contestazione più forte arriva dal Pdl, in cui le astensioni sono state addirittura 38 (compresi Renato Brunetta, Guido Crosetto, Alfredo Mantovano, Mario Landolfi, Gaetano Pecorella, Giorgio Stracquadanio, Aldo Brancher). Il leader del partito, Angelino Alfano, non era nemmeno presente in Aula. Non c’era nemmeno il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, che però ha chiarito d’esser stato impegnato in altri appuntamenti. Assenti anche altri 11 deputati del Pd e 59 del Pdl. Quattro gli assenti dell’Udc.

Hanno votato contro il Ddl Idv, i pidiellini Luca D’Alessandro e Lucio Barani, Santo Versace (Api), due deputati di Popolo e Territorio e due di Nps. Si sono astenuti invece i leghisti e sei deputati Radicali eletti nelle liste del Pd.

“Al Senato sosterremo la responsabilità civile dei giudici e le diamo, signor Ministro, un elemento di riflessione – avverte il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, rivolgendosi al titolare della Giustizia, Paola Severino -: non ci venga a proporre emendamenti con l’esercizio da parte del governo di quello che è avvenuto qua, perché noi in questo caso non voteremo la fiducia su questo punto, perché non vorremmo essere ulteriormente strangolati”.

Cicchitto ha poi anticipato l’intenzione del Pdl di modificare il testo durante la terza lettura al Senato, in particolare nei passaggi relativi al reato di concussione e alla nuova fattispecie “traffico di influenze”.

Da parte sua Severino esprime “grande soddisfazione per l’approvazione della legge, sia pure attraverso una fiducia che avrei personalmente evitato, ma il voto oggi dimostra che era necessaria”. Le norme sulla concussione “non sono state scritte per nessuno, non ho pensato ad alcun processo. Anche ‘gli importanti processi’ di cui si scrive sui giornali hanno tempo di prescrizione ben lontani, 2017 e 2019, questo va tenuto in considerazione”. 

Sulla incandidabilità dei condannati “non sono emersi nomi, non li so e non li voglio sapere. Il governo deve prendere le sue decisioni prescindendo dai nomi delle persone coinvolte”. L’approvazione di un ordine del giorno che impegna il Governo ad approvare “entro quattro mesi” la disciplina delle incandidabilità al Parlamento per i condannati per gravi reati con sentenza definitiva è un fatto “molto importante”, che contribuirà a fugare “quei timori sulla impossibilità a procedere entro le prossime elezioni”.

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