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Dazi Usa, stangata sul settore auto. L’allarme: rincari fino a 3 mila euro in Italia

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L’introduzione dei dazi su Canada e Messico da parte degli Stati Uniti rischia di innescare un effetto domino su tutto il settore automobilistico, con conseguenze che potrebbero farsi sentire anche in Italia. A lanciare l’allarme è Federcarrozzieri, l’associazione delle autocarrozzerie italiane, che stima un aumento dei prezzi delle auto fino a 3.000 euro nel 2025.

A subire l’impatto maggiore sarebbero i marchi che producono veicoli in Nord America, tra cui Volkswagen, Audi, BMW, Stellantis, Honda, Hyundai, Kia, Mazda, Toyota e Nissan. Ma l’aumento dei costi non riguarderebbe solo le vetture nuove: anche i componenti essenziali, come freni e sedili, diventerebbero più costosi, con ripercussioni dirette sui consumatori. E di fronte anche a questa situazione, l’Unione europea ha compreso la necessità di intervenire, decidendo di rimodulare il suo piano sull’auto. Tra le misure in discussione c’è il congelamento delle multe per tre anni e un’accelerazione della revisione sullo stop ai motori tradizionali previsto per il 2035.

Auto: i modelli più venduti subiranno aumenti di prezzo

L’aumento dei listini potrebbe tradursi in rincari significativi per alcuni dei modelli più venduti in Italia. Ad esempio, la Fiat Panda ibrida potrebbe costare circa 1.595 euro in più, mentre per una Jeep Avenger a benzina l’aumento stimato è di 2.475 euro. Anche la Citroen C3, la Toyota Yaris Cross e la Peugeot 208 potrebbero subire incrementi tra i 1.500 e i 2.800 euro. Il modello che potrebbe risentire maggiormente dell’aumento sarebbe la Volkswagen T-Roc a benzina, con un rincaro stimato di oltre 3.000 euro.

L’introduzione dei dazi rischia di far lievitare ulteriormente i costi, con un impatto diretto sulle tasche degli acquirenti: “nel 2024 il prezzo medio di una autovettura si è attestato in Italia a 30.096 euro, con una crescita enorme del +43% rispetto al periodo pre-covid (21mila euro nel 2019) – ha affermato il presidente di Federcarrozzieri, Davide Galli – I dazi rischiano di determinare a livello globale una nuova impennata dei listini delle auto, che nel 2025 potrebbero salire in media di 2.500/3.000 euro rispetto ai prezzi attuali”.

Il mercato americano e le ripercussioni della filiera

Il Messico gioca un ruolo centrale nella produzione automobilistica destinata agli Stati Uniti, con 3,5 milioni di auto prodotte ogni anno. Marchi come Volkswagen, Stellantis, Nissan, Mazda e Honda dipendono fortemente da questo mercato per le loro vendite americane. Le nuove tariffe potrebbero ridurre gli utili delle case automobilistiche tra il 5% e il 15%, con Stellantis e Volkswagen tra le aziende più colpite.

Le ripercussioni si estendono all’intera filiera della componentistica, con aumenti previsti per elementi fondamentali come airbag e cinture (Autoliv), pneumatici (Michelin e Pirelli), sedili (Yanfeng) freni (Brembo) e componenti per motori elettrici (Eurogroup Laminations). Secondo Federcarrozzieri, i costi per la manutenzione e la riparazione sono già aumentati nel 2024: gli interventi di manutenzione hanno registrato un incremento del 3,3%, raggiungendo i 463 euro annui, mentre il prezzo di ricambi e lubrificanti è salito del 2,5%, con una spesa media di 280 euro.

Secondo Bloomberg Intelligence, l’imposizione dei dazi potrebbe costare alle case automobilistiche europee fino a 5,9 miliardi di dollari in utili operativi. Stellantis, ad esempio, rischia perdite per 3,44 miliardi di dollari, mentre Volkswagen potrebbe subire un calo di 1,77 miliardi. Bmw e Mercedes, pur meno esposte, potrebbero comunque registrare perdite rispettivamente di 552 milioni e 123 milioni di dollari. Per mitigare questi effetti, le case automobilistiche potrebbero decidere di trasferire parte della produzione negli Stati Uniti, un’operazione che comporterebbe costi aggiuntivi di circa 3.500 dollari per veicolo, per un totale di quasi 2,8 miliardi di dollari.

Dazi: i rischi per il mercato Usa e l’impatto sui consumatori

Lo studio dell’Anderson Economic Group (Aeg) evidenzia che i dazi porteranno a un aumento dei costi di produzione negli Stati Uniti. Per un crossover a benzina, il prezzo potrebbe aumentare di 3.500 dollari, mentre per un Suv di grandi dimensioni l’incremento potrebbe arrivare a 9.000 dollari. Le utilitarie potrebbero subire aumenti di circa 6.200 dollari, mentre i veicoli elettrici potrebbero diventare fino a 12.000 dollari più costosi.

Con il prezzo medio delle auto nuove negli Stati Uniti già vicino ai 50.000 dollari, questi aumenti potrebbero rendere l’acquisto di una vettura ancora più difficile per i consumatori, già penalizzati da tassi di interesse elevati. “Tutte le case automobilistiche saranno colpite da queste tariffe su Canada e Messico”, ha dichiarato John Bozzella, presidente dell’Alliance for Automotive Innovation, che rappresenta i principali costruttori americani, tra cui General Motors, Ford, Toyota, Volkswagen, Hyundai e Stellantis.

Un vantaggio per i marchi asiatici?

Le nuove misure potrebbero creare uno squilibrio competitivo all’interno del mercato statunitense. Mentre le case automobilistiche che producono in Canada e Messico subiranno i dazi, i marchi giapponesi e coreani come Toyota e Hyundai potranno continuare a esportare negli Stati Uniti senza tariffe aggiuntive. Ford e Stellantis hanno già espresso preoccupazione per questo scenario, avvertendo che potrebbe penalizzare le loro vendite e favorire i concorrenti asiatici.

Stellantis ha informato i suoi rivenditori negli Stati Uniti che le nuove tariffe del 25% sui prodotti provenienti dal Messico e dal Canada metteranno l’azienda in una posizione di svantaggio rispetto ai marchi coreani, giapponesi ed europei. “Queste tariffe metteranno i marchi di punta di Stellantis – Chrysler, Dodge, Jeep e Ram – in una posizione di svantaggio competitivo rispetto agli importatori coreani e giapponesi, che non stanno affrontando tariffe simili”, si legge in una comunicazione inviata ai concessionari.

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