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Dazi Usa: Europa (e Italia) nel mirino di Trump

FIRSTonline

È arrivato il tanto atteso accordo sui dazi tra Stati Uniti e Cina. Dopo 18 mesi di guerra commerciale, Washington e Pechino hanno firmato una tregua che secondo il presidente cinese, Xi Jinping, sarà “positiva per il mondo intero”. Ma i festeggiamenti potrebbero durare ben poco dato che Donald Trump non ha intenzione di starsene con le mani in mano a godersi la ritrovata tranquillità internazionale. 

Archiviate le tensioni con la Cina, gli Usa hanno un nuovo – pesantissimo – colpo in canna. Nel mirino stavolta ci sono l’Europa e i suoi prodotti agroalimentari. Entro la fine di gennaio il governo americano potrebbe decidere di ampliare la lista di prodotti europei già colpiti lo scorso ottobre da tariffe tra il 10 e il 25% a causa dell’eterna lotta tra Airbus e Boeing. Stavolta però la vittima sacrificale delle tensioni commerciali tra Bruxelles e Washington potrebbe essere l’Italia, che tre mesi fa è stata “ferita” solo di striscio dai dazi imposti dalla Casa Bianca. A rischio il cuore del made in Italy: vino, olio e pasta.

DAZI: LA GUERRA USA-EUROPA

L’Europa trema e per comprenderne a pieno il motivo occorre fare un passo indietro di qualche mese. Alle 6.01 (ora italiana) del 18 ottobre sono entrati in vigore i dazi dal 10 al 25% imposti dagli Stati Uniti sull’Unione Europea. Tariffe per un valore di 7,5 miliardi di dollari che interessano soprattutto Francia, Germania, Spagna e Regno Unito con ripercussioni da mezzo miliardo di euro l’anno su formaggi (parmigiano, pecorino, provolone), liquori, salumi e agrumi italiani. 

Alla base dell’aumento dei dazi c’è il verdetto del 2 ottobre del Wto sulla guerra tra Airbus e Boing. Secondo l’Organizzazione mondiale del commercio, l’Europa ha illegittimamente aiutato Airbus (europea) nella lotta contro Boeing (statunitense, in forte difficoltà nell’ultimo anno a causa dell’incidente del 737 Max avvenuto nell’ottobre del 2018) per il dominio dei cieli. Queste tariffe rappresentano la via scelta dagli Usa per controbilanciare agli aiuti pubblici e illegittimi concessi alla compagnia olandese. Da sottolineare però che la stessa accusa, ma all’inverso, è stata fatta dall’Europa agli Usa e anche in questo caso l’Organizzazione mondiale del commercio dovrà emettere un giudizio, atteso a settembre 2020. 

USA: NUOVI DAZI SULL’EUROPA?

Entro la fine del mese, come detto, gli Stati Uniti potrebbero decidere di estendere la lista dei prodotti europei soggetti a dazi e aumentare le tariffe su quelli già tassati. Lo scorso 12 dicembre, il Rappresentante al commercio Usa ha infatti pubblicato una nuova black list di beni e merci su cui si potrebbe abbattere una scure tariffaria pari complessivamente a 3 miliardi di dollari, con dazi che potrebbero arrivare addirittura al 100%.

Concluso tre giorni fa il periodo di consultazione pubblica avviato dal Dipartimento del Commercio americano (Ustr), la Casa Bianca nei prossimi giorni potrebbe passare all’azione. 

Per evitarlo il nuovo commissario europeo al Commercio, Phil Hogan, il 14 gennaio è volato a Washington dove rimarrà fino alla serata del 16 gennaio. Nel corso della sua visita Hogan ha incontrato il rappresentante per il Commercio Usa, Robert Lighthizer, e i segretari di Stato al Commercio Wilbur Ross e al Tesoro Steven Mnuchin per discutere non solo del caso Airbus, ma anche del dossier sulle importazioni di auto tedesche e delle minacce fatte da Trump a Francia, Italia e Austria a causa della loro volontà di introdurre una digital tax che danneggerebbe i colossi statunitensi dell’Hi-Tech. 

Hogan ha cercato di convincere le autorità Usa a mettere in standby i nuovi dazi in vista della decisione del Wto sul caso Airbus-Boeing prevista per l’estate. L’organizzazione per il commercio potrebbe infatti dare ragione all’Europa rendendo immotivati i dazi Usa, autorizzati perché considerati una “compensazione” per gli aiuti del vecchio continente ad Airbus. 

DAZI USA: LE CONSEGUENZE PER L’ITALIA

Se questa nuova ondata di dazi diventerà realtà, l’Italia potrebbe uscirne con le ossa rotte. 

“La nuova black list – spiega Coldiretti – rischia di colpire circa i 2/3 del valore dell’export del Made in Italy agroalimentare in Usa che è risultato pari al 4,5 miliardi in crescita del 13% nei primi nove mesi del 2019”.

Non solo, ma le tariffe per il nostro Paese avrebbero anche il sapore di una beffa. L’Italia infatti è totalmente estranea al caso Airbus (che come detto coinvolge Francia, Germania, Regno Unito e Spagna), ma potrebbe essere comunque penalizzata da tariffe pesantissime sui suoi prodotti di punta.

Secondo i calcoli dell’associazione, a preoccupare sono soprattutto le possibili tariffe sul vino, che da solo vale 1,5 miliardi di export (+5% nel 2019) e rappresenta “il prodotto agroalimentare italiano più venduto negli States”. In pericolo anche le esportazioni di olio d’oliva (il cui valore ammonta a 436 milioni, +5% nel 2019), di pasta (305 milioni, +19% nel 2019) e di alcuni tipi di biscotti e caffè.

Facendo un esempio pratico: con dazi del 100%, una bottiglia di prosecco, oggi venduta negli Usa a circa 10 dollari, arriverebbe a costare 15 dollari “con una rilevante perdita di competitività rispetto alle produzioni non colpite”, continua Coldiretti. Da tenere in considerazione anche che “Complici anche le scorte accumulate nei mesi precedenti, i vini fermi francesi sottoposti all’extra-dazio del 25% hanno registrato un calo di vendite negli Usa del 36% a valore nel solo mese di novembre rispetto allo stesso periodo del 2018. Nello stesso tempo l’Italia ha chiuso il mese con una crescita di quasi il 10%” sottolinea il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani sulla base dei dati dell’Osservatorio Vinitaly Nomisma Wine Monitor. 

L’entrata in vigore di nuovi dazi rappresenta dunque “un’eventualità devastante per il Made in Italy agroalimentare che mette a rischio il principale mercato di sbocco dei prodotti agroalimentari Made in Italy fuori dai confini comunitari e sul terzo a livello generale dopo Germania e Francia”, denuncia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

Allo scopo di savaguardare i prodotti europei, compresi quelli già colpiti dalle tariffe dell’ottobre scorso, le associazioni di categoria hanno chiesto a Bruxelles “di trovare risorse sufficienti e misure di compensazione per gli agricoltori”, richiesta appoggiata anche dal ministro all’Agricoltura, Teresa Bellanova.

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