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Dazi Usa, dopo la tregua con Messico e Canada arriva la contromossa della Cina: Borse asiatiche contrastate, avvio positivo in Europa

L’entrata in vigore dei dazi su Messico e Canada sono stata sospesa per un mese, ma adesso la guerra si sposta in Asia con la Cina che annuncia tariffe tra il 10 e il 15% su carbone, gas, petrolio, attrezzature e automobili. L’Europa parte in rialzo, a Milano focus su Stellantis, Generali e Intesa

Dazi Usa, dopo la tregua con Messico e Canada arriva la contromossa della Cina: Borse asiatiche contrastate, avvio positivo in Europa

La guerra commerciale a suon di dazi si sposta in Asia. Dopo la tregua siglata ieri prima tra Usa e Messico e poi tra Usa e Canada, adesso è la Cina a passare al contrattacco e varare un pacchetto di misure che prendono di mira materie prime, attrezzature e automobili in risposta ai dazi del 10% su tutte le importazioni made in China decise dal presidente Usa Donald Trump. 

Dazi: la contromossa della Cina

Dopo l’entrata in vigore alla mezzanotte Usa di martedì dei dazi aggiuntivi del 10% decisi dal presidente Usa all’import del made in China, Pechino ha risposto con una serie di misure che, a partire dal 10 febbraio, colpiscono carbone e gas naturale liquefatto Usa con aliquote del 15%. Ulteriori dazi del 10% saranno imposti su petrolio, macchinari agricoli, veicoli di grossa cilindrata e pick-up americani.

I dazi americani, motivati per “problemi come il fentanyl”, sono il frutto di una “imposizione unilaterale di tariffe da parte degli Stati Uniti” che “viola gravemente le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto)”: la mossa “non solo non aiuta a risolvere i propri problemi, ma interrompe anche la normale cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti”, ha rimarcato il ministero delle Finanze in una nota. La Cina ha dichiarato inoltre di aver presentato un reclamo all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) “per difendere i suoi legittimi diritti e interessi” ha riferito il ministero del Commercio in una nota, accusando le le azioni degli Stati Uniti di avere una “natura dolosa”. 

Infine, il ministero del Commercio e l’Amministrazione generale delle dogane cinesi hanno annunciato la stretta sui controlli alle esportazioni “di articoli relativi a tungsteno, tellurio, bismuto, molibdeno e indio” con effetto immediato “al fine di salvaguardare la sicurezza e gli interessi nazionali e di adempiere agli obblighi internazionali come la non proliferazione”.  

Pechino avvia un’indagine su Google

La Cina ha avviato un’indagine a carico di Google, “sospettata di aver violato le leggi anti-monopolio cinesi”. Il procedimento è stato aperto dalla State Administration for Market Regulation, l’Antitrust di Pechino “in conformità con le normative”. La mossa ha più una portata simbolica che effettiva, essendo le attività del colosso Usa bandite dalla Repubblica popolare.

La tregua con Messico e Canada

Nel frattempo si placa la tensione con Messico e Canada. Nel tardo pomeriggio di ieri, Il presidente Usa Donald Trump ha sospeso per un mese i dazi del 25% imposti sui due Paesi. Le tariffe sarebbero dovute entrare in vigore oggi, ma le parti si sono concesse trenta giorni di tempo per negoziare un accordo. In cambio, la presidente messicana Claudia Sheinbaum si è impegnata a rafforzare le forze dell’ordine al confine con gli Stati Uniti per fermare il flusso di droga, mentre Washington ha promesso di contrastare il traffico di armi ad alta potenza dirette in Messico. 

Per quanto riguarda il Canada, Il primo ministro Justin Trudeau, dopo due telefonate con l’inquilino della Casa Bianca, ha dichiarato che il Paese implementerà nuove tecnologie e invierà personale lungo il confine con gli Stati Uniti per contrastare il flusso di fentanyl, grazie a un piano da 1,3 miliardi di dollari. Previsti 10 mila effettivi in più, la nomina di uno «zar anti fentanyl» e il varo di una task force congiunta Usa-Canada per combattere i narcotrafficanti – da classificare come «terroristi» -, il crimine organizzato e il riciclaggio di denaro.

Borsa: avvio positivo per l’ Europa, giù il petrolio e gas

La guerra commerciale condiziona l’andamento delle Borse asiatiche che procedono contrastate, in calo lo yuan.  Dopo il profondo rosso di ieri, poi ridotto in seguito all’annuncio della tregua con Canada e Messico, le Borse europee hanno aperto in leggero rialzo (Milano +0,11%), con l’Eurostoxx50 a+0,11%, nonostante le possibile tariffe del 10% in arrivo sul vecchio continente. 

Poco messe le quotazioni dell’oro con il lingotto con consegna immediata che passa di mano a 2813 dollari l’oncia, vicino ai record storici dei giorni scorsi (-0,07%). Cedono invece i futures con scadenza ad aprile che passano di mano a 2842 dollari l’oncia (-0,57%).

Oggi, dopo le reazioni di Pechino alla politica dei dazi di Donald Trump, le quotazioni del petrolio sono in calo. Il contratto sul greggio Wti cedono l’1,57% a 72,01 dollari al barile. Il Brent perde lo 0,90% a 75,28 dollari al barile. Giù anche il prezzo del gas scende sotto i 53 euro al megawattora. I contratti Ttf ad Amsterdam cedono l’1,6% a 52,92 euro.

A Piazza Affari focus su Generali e Stellantis

A Piazza Affari gli occhi sono ancora su Generali che questa mattina, attraverso una nota, ha ribadito che la joint venture con Natixis sarà controllata in modo paritetico e condiviso dalle due istituzioni finanziarie, che avranno in mano ciascuna il 50%, operando con una struttura di governance congiunta e secondo criteri paritetici di rappresentanza e controllo.

Dopo il crollo di ieri, resta alta l’attenzione su Stellantis, dopo che a gennaio le immatricolazioni di auto del gruppo in Italia sono calate del 16% circa su anno, a fronte di un calo del mercato del 5,9%. La quota di mercato del costruttore automobilistico è salita al 31% dal 23,2% di dicembre.

Sono inoltre in programma per oggi i cda di Intesa Sanpaolo e Ferrari, chiamati ad esaminare il bilancio 2024. Infine, l’ad di Ferragamo, Marco Gobbetti, ha annunciato di aver raggiunto un accordo consensuale per l’uscita dalla società dopo l’approvazione del bilancio 2024, il prossimo 6 marzo.

Sulle altre piazze sono da segnalare i conti di Ubs, che ha riportato un utile netto di 5,08 miliardi di dollari nell’esercizio 2024, a fronte dei 27,3 miliardi del 2023 che incorporava voci straordinarie per l’acquisizione di Credit Suisse, mentre i ricavi sono cresciuti da 40,8 a 48,6 miliardi. Ha invece battuto le attese Bnp Paribas che nel 2024 ha registrato un utile netto di 11,68 miliardi di euro, in aumento del 4,1%, su ricavi cresciuti allo stesso ritmo (+4,1%) a 48,83 miliardi di euro spinti soprattutto dalla performance delle attività di corporate and investment banking (+8,4% sull’anno e +20,1% nel quarto trimestre rispetto al terzo). L’utile operativo lordo è salito del 7,4% a 18,6 miliardi.

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