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Dazi Usa-Cina, tra i possibili vincitori c’è il Brasile. E a maggio Lula va a Pechino

Imagoeconomica

Non ci vuole un genio per capirlo: se due partner litigano, è un terzo a godere. E nel caso del mercato agroalimentare, a beneficiare dello scontro commerciale tra Stati Uniti e Cina non poteva che essere il Brasile, che è un po’ la “fattoria” del pianeta, un serbatoio di commodities agricole che fa gola a tanti e che da qualche tempo ha un asse privilegiato con Pechino. Il Paese sudamericano è il primo partner commerciale della Cina ed è il maggior esportatore mondiale di ben 10 prodotti alimentari: soia, caffè, zucchero, succo d’arancia, cellulosa, carne bovina, carne di pollo, mais, tabacco, farina di soia. Prima della “dottrina Trump”, il Brasile esportava verso la Cina il triplo di quanto facesse verso gli Stati Uniti, ora però i dazi lunari reciproci tra le due potenze stanno spingendo l’export verso entrambe, come ha fatto notare il Financial Times, che parla di “grande opportunità per tutto il Sudamerica“, dato che verso la parte meridionale del continente le tariffe applicate dalla Casa Bianca sono minime, del 10%, e ci sono Paesi politicamente “amici” come Argentina ed Ecuador.

Esportazioni brasiliane in forte crescita

Per fare due esempi: quest’anno il mercato statunitense delle uova è andato in crisi e guarda caso da gennaio a marzo le esportazioni di uova dal Brasile verso il partner nordamericano sono esplose del 346% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, a 2.705 tonnellate, con gli Usa che sono diventati i primi importatori di uova dal Brasile, doppiando gli Emirati Arabi. Non solo: gli 1,3 miliardi di abitanti della Cina già prima venivano di fatto sfamati con carne brasiliana, che per l’80% andava a finire proprio nel Paese asiatico, ma da quando sono iniziate le schermaglie dei dazi le vendite di carne bovina sono aumentate di un terzo e quelle di carne di pollo del 19%. Contemporaneamente, nel primo trimestre di quest’anno le esportazioni agricole statunitensi verso Pechino sono crollate del 54%. Il gigante asiatico, che attinge ampiamente dal Sudamerica, fino al 2024 comunque comprava ancora metà della soia e il 90% del cereale sorgo dagli Usa. E invece come risposta alla postura ostile del presidente Donald Trump, Pechino ha deciso di limitare pure le importazioni di carne bovina, che nel 2024 valevano ancora 1,6 miliardi di dollari.

Verso un nuovo asse strategico Sudamerica-Oriente

“Andando avanti di questo passo – dicono gli analisti citati dal Financial Times – c’è il rischio che già a maggio gli scambi di soia, mais e grano tra Usa e Cina si riducano a zero“. Scenario vantaggioso per il Brasile, che alla luce dei dazi superiori al 100% reciprocamente applicati dalle due big, già oggi sta beneficiando di un premio del 20% sulla soia esportata in Cina, come riconoscimento del partner per l’affidabilità e la convenienza. Nel 2016, un quinto delle importazioni alimentari della Cina provenivano dagli Usa, mentre già prima dei dazi la percentuale era scesa al 13,5%: nello stesso periodo, il Brasile è passato dal 17% al 25,2%.

Oggi, un quarto abbondante del cibo consumato dai cinesi proviene dal solo Paese lusofono, senza contare l’approvvigionamento con altri partner sudamericani e europei. In questo contesto, il 12 e 13 maggio il presidente brasiliano Lula farà visita a Pechino all’omologo (e alleato nei Brics) Xi Jinping. Da questo incontro, in piena guerra commerciale, c’è da aspettarsi un ulteriore e deciso avanzamento degli accordi strategici firmati lo scorso novembre in vari campi, dalla tecnologia alle infrastrutture, dal petrolio alle università. Uno spostamento di asse che avvicinerà il Sudamerica all’Oriente, sempre di più.

In particolare i due leader parleranno della Ferrovia Bioceanica, il grande progetto di collegamento tra la costa atlantica e quella pacifica del Sudamerica, per portare le merci dal Brasile al porto peruviano di Chancay, costruito proprio dalla Cina per farne un hub commerciale privilegiato. L’opera dovrà attraversare parte della foresta amazzonica e la cordigliera andina, con enormi costi ambientali ed economici, tanto che si parla di un investimento di almeno 5 miliardi di dollari, che però in questo caso dovrebbe essere finanziato almeno in parte da Brasile e Perù. L’anno scorso una delegazione della China State Railway Group e del ministero dei Trasporti di Pechino aveva già fatto un sopralluogo, ora l’obiettivo e accelerare: una volta costruita, la Ferrovia Bioceanica permetterà di scavalcare il contesissimo canale di Panama e di dimezzare i tempi di navigazioni delle navi container. Per portare milioni di tonnellate di cibo da una parte all’altra del mondo, ci vorranno meno di una ventina di giorni.

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