Un accordo “storico” secondo Donald Trump. Una tregua in un conflitto destinato a durare, secondo i commentatori più scettici. In ogni caso, dopo 18 mesi di contrasti, Usa e Cina hanno firmato l’accordo sulla “fase uno” della guerra commerciale. Pechino si impegna ad acquistare merci americane per un controvalore di 197 miliardi di dollari nei prossimi due anni. In cambio gli Usa allentano la stretta sulle importazioni cinesi, rinunciando a far scattare da domenica 19 gennaio i dazi sull’ultima tranche di beni rimasti liberi. “Ora Trump colpirà l’Europa”, ammonisce Lawrence Summers, ex segretario al Tesoro democratico. E questo timore spiega almeno in parte le incertezze dei mercati europei, dove si assiste a un ritorno di attenzione verso le obbligazioni.
Anche i mercati asiatici non mostrano un particolare entusiasmo: l’indice Csi di Shanghai cede stamane lo 0,3%. Poco mosso a Tokyo il Nikkei (+0,14%), così come l’indice Asia Pacific.
BOFA E GOLDMAN SACHS SEGNANO IL PASSO
Perché tanta cautela? Le 86 pagine dell’accordo non dicono nulla, secondo i critici, sui capitoli più caldi del confronto tra i due giganti, dal “furto” di tecnologia ai sussidi all’industria che Pechino continuerà a praticare su larga scala. Anche così l’intesa, celebrata da Trump con un interminabile discorso/comizio davanti ad una platea d’eccezione (c’era anche Henry Kissinger) ha davvero un sapore storico, testimoniato dal balzo del Dow Jones (+0,31%) che per la prima volta ha superato la barriera dei 29.000 punti. Tiepida nel complesso, però, la reazione di Wall Street: S&P 500 ha limitato il rialzo allo 0,19%; il Nasdaq (+0,08%) si è limitato a ribadire i progressi di lunedì.
A frenare l’impeto del Toro ci hanno pensato le trimestrali: Bank of America -1,8%. La previsione di tassi deboli ha compensato i buoni risultati. Debole Goldman Sachs (-0,2%): i robusti accantonamenti per le spese legali che la banca dovrà sopportare per far fronte allo scandalo bancario in Malaysia ha in pratica assorbito l’utile del trimestre.
L’economia americana è cresciuta in modo modesto nelle ultime sei settimane del 2019, l’outlook resta “moderatamente favorevole” nel breve termine, con i consumi saliti a una velocità fra il “modesto e il moderato”. Lo ha spiegato la Fed nel consueto Beige Book, il rapporto sullo stato dell’economia che farà da base alle decisioni della banca centrale prossima riunione.
PETROLIO IN RIPRESA, PECHINO FARÀ RIFORNIMENTO IN USA
Petrolio in ripresa: Brent e Wti salgono di quasi un punto percentuale. L’EIA (Energy Information Administration) ha comunicato ieri che le scorte negli Stati Uniti la scorsa settimana sono diminuite di 2,55 milioni di barili, contro stime di un incremento di circa 0,4 milioni di barili. L’Api aveva anticipato una crescita di 1,1 milioni. In aumento, invece, le scorte di benzina di circa 6,7 milioni di barili, sui massimi da 12 mesi.
La Cina si è impegnata ad acquistare più greggio, gas naturale liquefatto (Lng), gas di petrolio liquefatto (Gpl) e prodotti petrolchimici.
FRENA IL PIL TEDESCO, MENO INFLAZIONE NEL REGNO UNITO
I future sulle Borse europee anticipano un avvio in leggero rialzo. I listini azionari non hanno trovato ieri grandi motivi per festeggiare.
La produzione industriale di novembre nell’area euro è cresciuta dello 0,2%, leggermente sotto le attese a +0,3%, ed è stato rivisto in peggio il dato del mese precedente a -0,9% da -0,5%.
Peggio del previsto il Pil della Germania nel 2019 cresciuto dello 0,6%, in frenata dal +1,5% del 2018. L’economia tedesca si è espansa al ritmo più lento degli ultimi sei anni. Per il 2020, il consensus degli economisti si aspetta una crescita dello 0,7%.
Intanto la sterlina si è indebolita sull’euro a 0,857 per effetto dei dati sull’inflazione in Gran Bretagna. A dicembre, i prezzi al consumo sono saliti dell’1,4% anno su anno, dal +1,7% di novembre, contro il +1,7% atteso dagli economisti. Il mese scorso, l’inflazione base nel Regno Unito ha toccato i minimi degli ultimi tre anni. L’andamento dei prezzi fornisce altri appigli alla Banca d’Inghilterra per tagliare i tassi di interesse.
A frenare il mercato ha contribuito la forza dell’euro nei confronti del dollaro a 1,115.
A PIAZZA AFFARI TOCCA LA MAGLIA NERA (-0,69%)
Piazza Affari è la borsa peggiore: -0,69% a 23.763 punti. Nel resto d’Europa: Francoforte -0,22%; Parigi -0,14%; Madrid -0,24%; Londra +0,27%.
Mosca +0,09%. Cambiare perché tutto resti come prima. La ricetta del Gattopardo è stata adottata da Vladimir Putin, da vent’anni zar incontrastato della Russia. Il presidente ha annunciato ieri il cambio della guardia tra il premier Dimitri Medvedev e lo sconosciuto Mikhail Mishustin, incolore capo dell’Agenzia delle Entrate. Putin ha anche anticipato una revisione della Costituzione che gli permetterà di restare in sella dopo il 2024.
ESPLODE LA FEBBRE PER IL BTP 30: RENDIMENTO AL 2,5%
Salgono i prezzi delle obbligazioni della zona euro. Il rendimento del Bund decennale tedesco scende a -0,21% da -0,17% di ieri. In chiusura lo spread si attesta a 164 punti base dai 160 di ieri.
Ma sotto i riflettori ci sono stati soprattutto i titoli del Tesoro italiano. Si è chiuso con successo il collocamento del nuovo BTP a trent’anni. Sono arrivati ordini per oltre 47 miliardi di euro. Il nuovo Btp a 30 anni lanciato via sindacato avrà un rendimento del 2,50%, si legge in un comunicato del Tesoro: “Il titolo è stato collocato al prezzo di 99,280 corrispondente ad un rendimento lordo annuo all’emissione del 2,50%”.
SOFFRE ATLANTIA. LA SOCIETÀ OFFRE IL TAGLIO DELLE TARIFFE
In Piazza Affari prevalgono le note negative. La più stonata riguarda Atlantia (-2,6%), in balia delle incertezze sulla concessione autostradale. Prende piede la tesi che il governo è intenzionato a procedere con la revoca. In quel caso, scrive Equita, è probabile uno scontro legale con il governo che “potrebbe essere molto lungo e con rischi significativi per Atlantia”. Oggi è previsto un Cda di Autostrade per l’Italia sul nuovo piano industriale al 2023, mentre domani si terrà un consiglio di amministrazione di Atlantia. Secondo fonti citate da Reuters, la holding è pronta riaprire le trattative con il governo per discutere una riduzione dei pedaggi autostradali nel tentativo di scongiurare la revoca della concessione.
DEBOLE TELECOM, SOFFRONO ANCHE LE BANCHE
Prosegue lo stillicidio di vendite su Telecom Italia (-1,8%), in assenza di novità. Soffre Pirelli, che cede l’1,2%. Il calo va ad aggiungersi al -3% accusato alla vigilia dopo il downgrade di Ubs a ‘neutral’ da ‘buy’.
Perde colpi nel lusso Salvatore Ferragamo (-2,37%) dopo che Main First ha abbassato il giudizio a hold da buy. Al contrario, continua l’avanzata di Moncler (+2,72%) premiata da Deutsche Bank.
Deboli anche le banche: Unicredit -2,6, Intesa -1,15%, Ubi Banca-2%. L’azienda ha siglato un accordo con i sindacati riguardante l’uscita volontaria di circa 300 dipendenti. Sono previsti oneri per 70 milioni di euro lordi (50 milioni netti) contabilizzati nel quarto trimestre 2019. Moody’s ha assegnato rating B2 al bond subordinato da 400 milioni.
Nexi +0,9%. Barclays alza il target price a 14 euro, da 10,7 euro.
RACCOLTA OK PER BANCA GENERALI, TERNA AL MASSIMO STORICO
Non sono mancati gli acquisti sul risparmio gestito, a partire da Banca Generali (+2,1%), premiata dai risultati della raccolta di dicembre, pari a 614 milioni di euro, di cui 388 milioni in prodotti di gestione. Piatta Poste Italiane (+0,05%, a 10,065 euro): Goldman Sachs ha migliorato il target price a 13,5 euro (rating buy).
Perde colpi Unipol (-2%). Nexi +0,9%. Barclays alza il target price a 14 euro, da 10,7 euro.
Terna ha messo a segno un rialzo dello 0,86%, raggiungendo così il nuovo massimo storico, a 6,1 euro ad azione. Inoltre sia Intermonte che Bernstein hanno alzato il target price della società guidata da Luigi Ferraris inserendo Terna tra i titoli preferiti nel 2020.
Txt e-Solutions perde il 4%. Il socio Alvise Braga Illa ha collocato 1,2 milioni di azioni, pari al 9,23% del capitale, al prezzo di 9 euro ciascuna: controvalore, 10,8 milioni di euro. Braga Illa resta azionista con il 4,79%.