Il forum di Davos è stato uno dei simboli della globalizzazione, non a caso bersaglio privilegiato delle proteste non global. L’edizione di quest’anno in programma la prossima settimana, promette di offrire uno specchio delle difficoltà della situazione attuale. Non ci sarà Donald Trump, che ha deciso di sospendere il viaggio per non gravare sul bilancio federale, congelato per il braccio di ferro tra il presidente ed il Congresso.
MA SI TORNA A PARLARE DI TASSE SULL’AUTO EUROPEA
Ci sarà invece Steven Mnuchin, il segretario del Tesoro che ieri ha elettrizzato i mercati anticipando la possibile fine delle sanzioni alla Cina in occasione del meeting di Washington con Liu He (il braccio destro di Xi per i commerci) fissato per il 30 e 31 gennaio. A riferire la notizia, è stato il Wall Street Journal che aggiungendo però che una parte dell’amministrazione (vedi il responsabile dei commerci Robert Lightizer) non è affatto d’accordo. A complicare il quadro è stata la successiva smentita del Tesoro riferita dalla Cbs. In compenso nello staff del presidente si torna a parlare di dazi sull’auto europea. Il presidente della Commissione Finanze della Senato, Chuck Grassley, ha detto che la Casa Bianca è intende andare avanti con l’iter che porterà al varo di sanzioni e dazi sulle automobili. Insomma, c’è un grande disordine sotto il cielo dell’economia globale.
SEGNO PIÙ PER TUTTE LE BORSE ASIATICHE
I mercati asiatici, intanto, preferiscono vedere il bicchiere mezzo pieno. Lo sviluppo positivo del confronto tra Stati Uniti e Cina sta alimentando il rialzo di quasi tutti i listini azionari dell’Asia: Nikkei di Tokyo +1%, Hang Seng di Hong Kong +1%, CSI300 di Shanghai e Shenzhen +1,1%, Kospi di Seul +0,6%.
Torna a salire il dollaro, alla quarta seduta positiva nei confronti dello yen a 109,4. Cross dollaro Yuan a 6,77. Meno reattivo lo yuan a 6,77 sulla valuta Usa: incombe l’incriminazione dei vertici di Huawei, sotto inchiesta negli Stati Uniti per furto di informazioni aziendali. Sui mercati pesa l’attesa dei dati della crescita del Pil nel quarto trimestre, previsti per lunedì.
A WALL STREET FRENA MORGAN STANLEY
La partita dei dazi ha dominato la scena anche a Wall Street: Dow Jones +0,67, S&P 500 +0,76%. Avanza anche il Nasdaq +0,71%. La smentita del Tesoro ha provocato una frenata nelle ultime battute.
Negativa dopo i conti Morgan Stanley (-4,4%). In netto rialzo i titoli della difesa dopo che Trump ha reso nota l’intenzione di finanziare un nuovo programma di difesa anti-missili: Northrop Grumman sale del 3,3%, Lockheed Martin +2,4%.
PIÙ ABBONATI, MA NEL DOPO BORSA SCIVOLA NETFLIX (-4%)
Scivola Netflix (-4%) nel dopo Borsa nonostante conti brillanti, l’incremento degli abbonati e previsioni ottimistiche per l’anno in corso. Nel quarto trimestre del 2018 l’utile netto è stato di 134 milioni di dollari, in calo dai 186 milioni dello stesso periodo del 2017. Gli utili per azione sono scesi a 30 centesimi da 41 centesimi, comunque sopra il consenso. Tra ottobre e dicembre Netflix ha detto di avere registrato 8,8 milioni di nuovi abbonati che pagano per il servizio offerto dall’azienda, un rialzo annuo del 33% e sopra i 7,6 milioni attesi dal gruppo ma sotto i 9,2 milioni delle previsioni più esigenti.
Il petrolio tipo Brent ha chiuso in calo dello 0,3%, stamattina è in rialzo dell’1% a 61,8 dollari. A Piazza Affari Saipem -0,7%. Eni -0,2%.
HARD BREXIT, CORBYN DICE NO
Listini piatti o quasi nell’Eurozona, frenati dal profit warning di Société Générale (-5,66%), che ha gettato un’ombra sull’avvio della campagna dei conti, e dagli sviluppi della Brexit, la crisi più grave del Regno Unito da almeno mezzo secolo. Il no del leader laburista Jeremy Corbyn alla hard Brexit ha ridimensionato le paure sugli sviluppi, sempre più caotici, della situazione on attesa del piano B che la premier May dovrà presentare lunedì in Parlamento.
PIAZZA AFFARI CHIUDE IN PARITÀ
Piazza Affari ha chiuso quasi in parità: -0.04% a 19.470 punti, assestandosi sui massimi da 6 settimane. Copione simile a Madrid (-0,02%). Deboli Francoforte (-0,14%) e Parigi (-0,34%). Londra -0,4%.
Sul fronte macro da segnalare la buona salute della bilancia commerciale italiana, in novembre ha registrato un avanzo di 3,843 miliardi a fronte dei 4,668 miliardi nello stesso mese del 2017. Le importazioni sono salite del 3,4% e le importazioni dell’1%.
CONTINUA LA RISCOSSA DEI TITOLI DI STATO, SPREAD A 257
Ancora una giornata di riscossa per l’obbligazionario italiano, dopo il successo del collocamento per 10 miliardi di euro del nuovo Btp 15 anni. I rendimenti di alcuni segmenti della curva si sono così ridotti ai minimi di vari mesi.
Lo spread tra Btp e Bund sul tratto decennale si è ristretto in seduta fino a 254 punti base per poi chiudere a 257 dai 259 della vigilia e dai 272 di martedì sera.
Il rendimento del titolo italiano ha toccato un minimo intraday appena sopra 2,7%, fermandosi poi a 2,76%. Il tasso del due anni è sceso in giornata sotto lo 0,3%, ai minimi da fine maggio, e quello del 5 anni è scivolato al livello più basso degli ultimi sei mesi.
Il rally ha interessato anche altri mercati della periferia della zona euro: la Spagna, che ha collocato 4,6 miliardi di euro con rendimenti di sotto delle aste precedenti e la Grecia, dopo che il premier Alexis Tsipras ha passato indenne il voto di sfiducia in Parlamento.
MILANO BRINDA A CAMPARI +4,1%
Il titolo migliore del listino è stato Campari (+4,1%), al nuovo record storico di 7,9150 euro, sull’onda dell’ascesa dei consumi americani di vino (+0,4%) e di superalcolici (+1,9%) a fronte di un calo delle vendite di birra. Il titolo ha chiuso in positivo anche il 2018 con un guadagno del 14%, in netta controtendenza rispetto al -16% registrato dall’indice FtseMib.
BANCHE CONTRASTATE, IN DISCUSSIONE IL FUTURO DI MPS
A Piazza Affari il comparto bancario ha tenuto meglio del resto d’Europa frenato da SocGen e dall’eco dei conti deludenti di Morgan Stanley: l’indice di settore è sceso dello 0,7% contro -1,2%.
Banca Carige ha inoltrato al Tesoro la richiesta di garanzia pubblica su obbligazioni di nuova emissione. Lo ha confermato ieri il ministro Giovanni Tria auspicando per l’istituto ligure “una soluzione privata” alla crisi.
L’ipotesi di un possibile intervento in Mps (-0,9%) ha frenato Ubi (-0,9%) e Banco Bpm (-0,5%). La Lega vorrebbe procedere con un’altra iniezione di denaro nell’istituto, propedeutica ad un’aggregazione: la Sga, secondo il progetto potrebbe acquistare i crediti in sofferenza di Mps ad un prezzo “ragionevole”, contenendo così la necessità di capitale a meno di 2 miliardi. Se Sga comprasse npl anche dal potenziale acquirente della banca, servirebbero 2,5-3 miliardi.
Realizzi sul risparmio gestito in attesa della nuova legge sui Pir: Fineco -1,7%, Azimut -1,6%. Poco mossa Generali (+0,2%): Citigroup ha ridotto la raccomandazione da neutral a sell.
AVANCES CINESI SU CNH, TAIWAN PESA SU STM
Giù il settore auto (Euro Stoxx Auto -1,1%), dopo che il presidente della Commissione Finanze del Senato, Chuck Grassley, ha parlato di dazi sulle auto: Donald Trump sarebbe in procinto di introdurli, per spingere l’Europa ad accettare un nuovo accordo commerciale con gli Stati Uniti.
Fiat Chrysler -0,4%. Sale invece Cnh Industrial (+1,15%) sull’onda delle voci di un interesse della cinese Geely per alcuni asset della società.
In ribasso Stm (-1,9%) sull’onda del profit warning di Tsmc, fornitore taiwanese di Apple.
PRENDE IL VOLO IMA (+5,5%), PREMIATA DA EXANE
Nel giorno del Cda dedicato alle linee guida del piano industriale rimbalza Telecom Italia (+2%).
In forte flessione invece Mediaset che cede il 3,26% dopo il downgrade a “underperform” da “neutral” di BOFA con target a 1,7 da 4 euro.
Da segnalare il balzo di Ima (+5,5%). Exane Paribas ha promosso il leader mondiale nella produzione di macchine per imballaggio a Outperform da Neutral. Target alzato a 66 euro da 59 euro.