Aprono i mercati ed è subito tempesta. La valuta cinese, lo yuan, apre in calo dello 0,8%, a 7,14 sul dollaro, ampliando le perdite di agosto (-3,7%) e scivolando ai minimi dal febbraio 2008.
Ancora più pesante la discesa delle Borse, in linea con il tonfo registrato da Wall Street venerdì (S&P -2,6%, Nasdaq -3,2%). Tokyo, nonostante l’annuncio di una prossima intesa commerciale con Washington, perde il 2,5%; l’indice coreano arretra dell’1,6% e i listini cinesi vanno giù dell’1,2%. Hong Kong, la peggiore, arretra del 3 % al suono dei proiettili sparati per la prima volta dalla polizia contro i manifestanti.
Ma a provocare il calo è l’aria di scontro totale sui commerci dei due giganti. venerdì Pechino ha alzato i dazi del 10% su beni di importazione Usa per 75 miliardi. Furibonda la replica di Donald Trump che non solo ha alzato le tariffe (dal 25 al 30% su merci per 250 miliardi dollari e dal 10 al 15% su altre importazioni per 300 miliardi) ma, rispolverando una vecchia legge (mai utilizzata) ha intimato alle aziende Usa di non fare affari con la Cina. La minaccia sembrava rientrata nella mattina di domenica, sulla base di un’ambigua dichiarazione del presidente Usa a Biarritz, nel corso del G7, ma l’ipotesi è presto rientrata. “Mi pento solo – ha ruggito Trump – di non aver alzato di più i dazi”.
In questa cornice è già svanito l’effetto delle parole di Jerome Powell a Jackson Hole: il presidente della Fed aveva lasciato capire che la banca centrale avrebbe sostenuto la congiuntura, peraltro sotto controllo. Troppo poco per Trump, che polemicamente si è chiesto: “Ma il mio peggior nemico è il presidente Xi o Powell?”.
Oggi il G7 di Biarritz si chiuderà senza un comunicato finale congiunto, tanto per scongiurare il rischio di una sorpresa finale del presidente Usa. Il coup di théatre l’ha riservato il presidente francese Emmanuel Macron, invitando a sorpresa nella città basca il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ed annunciando che avrebbe promosso a nome del G7 un’iniziativa politica verso l’Iran per allentare le tensioni. Ma Trump ha reagito con un gelido “no comment”. Alcuni funzionari iraniani hanno riferito che Teheran aumenterà l’export di petrolio – 700.000 barili al giorno – se l’Occidente vorrà negoziare per salvare l’accordo sul nucleare. Per giovedì si attende il report dell’Onu sul nucleare iraniano.
Le potenze del G7 sarebbero vicine a un accordo per combattere gli incendi in Amazzonia e aiutare gli Stati colpiti, ha detto Macron.
Durante un incontro con il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk a margine del G7 a Biarritz, Boris Johnson ha ribadito che il Regno Unito lascerà l’Ue il prossimo 31 ottobre qualsiasi cosa accada, ma si è detto ottimista verso la possibilità di un nuovo accordo, che, secondo il premier, dipenderà dall’Ue.
Domani Jeremy Corbyn incontra i parlamentari che vogliono evitare una Brexit senza accordo. Secondo The Observer, Johnson avrebbe chiesto una consulenza legale per valutare una chiusura straordinaria del Parlamento per 5 settimane, impedendo così ai parlamentari di discutere sulla Brexit per evitare ulteriori ritardi.
Si profila così una giornata ad alta tensione su tutti i mercati.
Si rafforza lo yen, valuta rifugio dell’Asia a 105,24 sul dollaro prima di rallentare dopo le parole del vicepresidente cinese Jiu He, che ha appena detto che l’escalation non porta nulla di buono a Cina ed a Stati Uniti, la via è un’altra. “Noi siamo pronti a risolvere i problemi attraverso il dialogo e la cooperazione, con la calma dovuta”.
L’oro si muove sui massimi da 6 anni a 1.545 dollari, +1%, dal +1,9% di venerdì.
Frenano i rendimenti dei T-bond: il decennale tratta stamane a 1,46%.
Deboli i futures sulle azioni: S&P –0,8%
Giù anche il petrolio: il brent perde l’1,1% a 58,8 dollari il barile, il Wti -1,4%.
L’euro tratta stamane a 1,1045 sul dollaro.
In questo clima, si dipana la tribolata trattativa tra Pd e Cinque Stelle sulla formazione del nuovo governo. Domani scadrà il termine concesso dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella ai partiti per trovare un’intesa, in alternativa allo scenario del ritorno alle urne, non particolarmente gradito ai mercati.
Il Tesoro offrirà 6 miliardi di Bot a 6 mesi nell’asta del 28 agosto. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha infuso una nota di ottimismo sui conti pubblici: “disinnescare l’aumento dell’Iva – ha detto in un’intervista – è possibile”. Grazie ai risparmi registrati specie sul fronte degli interessi sul debito (e non solo).
Torna a riempirsi l’agenda macroeconomica. Dall’Istat arriveranno in settimana i dati sul fatturato dei servizi nel secondo trimestre, quello sulla fiducia dei consumatori a luglio e quello su fatturato e ordinativi dell’industria oltre ai dati sull’occupazione a luglio.
Fari accesi oggi sulla nuova lettura del Pil Usa nel secondo trimestre, con un possibile rallentamento rispetto alle stime preliminari (+2,1%), che potrebbe dare nuovi spunti al presidente americano Donald Trump per sollecitare la Fed a un nuovo taglio dei tassi.
Da seguire anche i dati gli ordini di beni durevoli, l’attività economica nell’area di Chicago, e l’attività manifatturiera nell’area di Dallas.
Significativo, anche sul piano psicologico, il dato sull’interscambio commerciale con la Cina: previsto un deficit di 29-30 miliardi di dollari.
In Europa il dato più importante della mattinata riguarda l’Ifo, l’indice tedesco della fiducia.
Domani usciranno i numeri del Pil tedesco del secondo trimestre. Ultime trimestrali in arrivo nella Borsa Usa. Usciranno i numeri di Best Buy e Dollar Tree. Da seguire il consuntivo di Tiffany.