“Non commettiamo l’errore di ingabbiare Elly” insorge l’ex ministro dem della Cultura, Dario Franceschini che della segreteria Schlein è il primo azionista. Giusto non attribuire alla nuova segretaria tutte le responsabilità della sconfitta elettorale alle ultime amministrative. Però l’intervista rilasciata oggi da Franceschini a Repubblica sembra chiudere gli occhi di fronte al problema centrale della crisi del Pd di oggi e non sembra nemmeno approssimativamente coglierne le ragioni. Se si facesse un sondaggio tra i cittadini e si chiedesse lora che cosa vuole realmente il Pd e come pensa di costruire un’alternativa realistica al Governo Meloni quanti saprebbero davvero rispondere? Il problema è che forse nemmeno il Pd saprebbe dire con chiarezza cosa vuole. Ma la vaghezza di contenuti che caratterizza la segreteria Schlein può servire a vincere le primarie più pazze del mondo (ma dove s’è mai visto che la guida del partito la scelgono i non iscritti?) ma certo non le elezioni, nè le ammnistrative nè quelle nazionali. E finchè non ci sarà chiarezza sui programmi e sugli alleati (è curioso che Franceschini non citi nemmeno per sbaglio Matteo Renzi ma si arrampichi sugli specchi di un’improbabile aritmetica), la Meloni può dormire sonni tranquilli: per ora l’alternativa del centrosinistra è lontana anni luce. Per Franceschini Down senza scampo.
Dario Franceschini difende Schlein ma con la vaghezza dei contenuti non nasce l’alternativa a Meloni
Il principale sponsor di Elly Schlein difende la nuova segretaria dopo la debacle elettorale ma sembra ignorare che la vaghezza di contenuti dell’attuale Pd non prefigura nemmeno lontanamente un’alternativa al Governo Meloni