È un buon segnale per la sostenibilità e il traffico stradale per le consegne. Il lockdown per il Covid ha accorciato la filiera italiana della distribuzione agroalimentare. Milioni di persone stipate in casa per mesi hanno scelto l’acquisto diretto di generi alimentari. Preoccupate di avere contatti per strade e nei negozi hanno interpellato le aziende produttrici, senza usare automobili o mezzi privati. Le aziende agricole, tutte insieme da Nord a Sud, gioiscono. A fine anno il loro canale della vendita diretta supererà i 6,5 miliardi di euro di fatturato. Non se lo aspettavano, hanno gestito la situazione, per cui sono decine quelle che si stanno ora organizzando meglio per mantenere il trend.
L’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, nell’indagine trimestrale sulle aziende agricole, ha certificato il fenomeno. I produttori hanno aumentato del 5% il volume delle vendite rispetto al 2019 e pensano a come affrontare il 2021. Sperano anche che il Covid 19 attenui la sua insidia, e che il sistema cresca indipendentemente dalla pandemia. Abbiamo una filiera più corta, dunque, che convince, rende più agevole e “verde” la circolazione dei prodotti della terra nel nostro Paese. Non solo, spiega l’Ismea, chi ha adottato il canale di vendita diretta, vi destina mediamente l’82% della produzione aziendale. Un salto di 9 punti percentuali sull’anno scorso.
Nel 2020 la vendita diretta è il terzo canale preferito dagli agricoltori, dopo il conferimento a cooperative, consorzi e la vendita a grossisti e intermediari commerciali. Ma a conti fatti, sono i consumatori il valore aggiunto di un modo di fare acquisti per la tavola sconosciuto fino a due anni fa. Certo ne risente il sistema distributivo, i mercati, la vendita nei negozi di quartiere, ma la filiera lunga italiana è ancora troppo poco green. Venditori ed acquirenti più veloci dei decisori politici.