Sessantadue anni, sindaco di Nantes dal 1989, deputato dal 1986 (dai tempi della prima presidenza Mitterrand..), capogruppo dei socialisti all’Assemblée Nationale (la Camera francese) dal 1997. Profilo politico di tutto rispetto, quello di Jean-Marc Ayrault, nuovo primo ministro nominato dal presidente della Repubblica François Hollande, che da oggi succede sulla poltrona di Matignon a François Fillon.
Ayrault è stato scelto per il suo pregevole curriculum ma soprattutto per la sua profonda conoscenza della Germania, di cui ha studiato lingua e cultura all’università (e dove ha anche vissuto per un periodo), che sicuramente tornerà utile al nuovo inquilino dell’Eliseo in un contesto in cui i rapporti con Berlino – stasera subito il primo incontro con Angela Merkel – si annunciano particolarmente complicati, sulla base delle note divergenze sulla visione del futuro dell’Europa. Germanofilo convinto, Ayrault è stato infatti l’uomo-ombra di Hollande sulle delicate questioni tedesche già durante la campagna elettorale, e la sua nomina assume dunque una forte valenza diplomatica.
Se però il nuovo primo ministro sarà facilmente esportabile, i problemi sulla sua nomina vengono invece dall’interno. E sono scatenati da una condanna ricevuta da Ayrault nel 1997 dal tribunale di Nantes a sei mesi di carcere con la condizionale e a 30mila franchi (4.500 euro) di ammenda per favoritismo nell’attribuzione di un appalto pubblico. Il sindaco della città a ovest della Francia era accusato di aver concesso vantaggi ingiustificati alla societa’ editrice che aveva pubblicato ‘Nantes Passion’, il giornale del Comune, dal 1989 al 1994.
”La mia onestà personale non è mai stata in discussione – si è difeso energicamente il nuovo premier -: non è mai stato in discussione un arricchimento personale, o un finanziamento politico. Era una storia che non mi riguardava personalmente ma di cui ero responsabile come sindaco”, ha aggiunto Ayrault, ricordando anche che “è successo 15 anni fa, non ho mai nascosto nulla, soprattutto ai cittadini di Nantes che infatti mi hanno rieletto altre due volte”. In soccorso del suo assistito è intervenuto anche l’avvocato Jean-Pierre Mignard, che ha tra l’altro ricordato che la condanna è stata scontata e quindi “cancellata con la riabilitazione del 2007: nessuno può dunque più invocarla, a meno di incorrere in un reato penale”.
Il problema però, posto a gran voce dal partito di opposizione, l’Ump dell’ex presidente Sarkozy, e da parte della stampa transalpina, è che Hollande ha fatto della moralizzazione della vita pubblica il cavallo di battaglia della sua campagna elettorale, assicurando in un’intervista del 15 aprile a Le Journal du Dimanche che non avrebbe preso nessuna persona oggetto di indagini o di condanne nel suo staff: “Faremo in modo che se degli eletti, socialisti o altri, sono condannati per fatti di corruzione, non potranno ripresentarsi per 10 anni. E non vorrò intorno a me nessuna persona giudicata o condannata”, aveva sentenziato l’allora candidato della gauche.
Che adesso, inevitabilmente ma solo attraverso i suoi portavoce, fa parziale retromarcia: “E’ stato un momento, una distrazione – ha detto a Canal + il socialista Vincent Peillon, stretto consigliere di Hollande -, e Ayrault si è preso le sue responsabilità, lasciando la giustizia fare il suo corso e senza fare neanche appello”.
Nomina controversa e clima incandescente, proprio nel giorno dell’insediamento di Hollande: primo autogol del nuovo presidente o semplicemente canto del cigno degli sconfitti che cercano l’ultimo appiglio per distogliere l’attenzione dalla cocente disfatta elettorale? Nel dubbio, per fortuna di Hollande e Ayrault, stasera si vola subito a Berlino.