Livellare i rendimenti sui bond di Italia e Spagna sotto il 5% con i risparmi sugli interessi accumulati dai paesi del nord Europa. Grecia, Portogallo e Irlanda resterebbero invece sotto l’ombrello protettivo dell’Efsf e dell’Esm. E’ questa la proposta di Friedrich Heinemann, economista del centro di ricerca Zew di Mannheim. Si tratta di una versione alternativa agli eurobond in grado di stabilizzare i mercati sulla falsariga del programma d’acquisti della Bce avallato nel maggio del 2010. Ma con una differenza: il nuovo progetto avrebbe il pregio di non compromettere gli obiettivi di politica monetaria dell’Eurotower, evitando di ricorrere alla stampa di moneta.
In particolare, Heinemann suggerisce l’istituzione di un fondo chiamato Fire (Fiscal Interest Rate Equalization) cui contribuirebbero soltanto gli Stati membri dell’unione monetaria a basso rendimento (ossia Germania, Paesi Bassi, Austria, Finlandia e Lussemburgo) per un periodo di tempo limitato (sei mesi o un anno) e per un ammontare limitato (si tratterebbe di una cifra poco inferiore ai 6 miliardi di euro). A Berlino toccherebbe finanziarne il 90% circa. Secondo Heinemann, il differenziale tra i rendimenti dei titoli di Stato tedeschi e quelli dei paesi della periferia non è più giustificato dai fondamentali di finanza pubblica, ma è dovuto ad un panico generalizzato sui mercati.
Nel corso della sua comunicazione al Bundestag sui risultati del Consiglio europeo di venerdì scorso, anche la cancelliera Angela Merkel ha ricordato, che alla luce degli sforzi riformatori sin qui sostenuti dai governi di Italia e Spagna, è necessario poter incidere sui tassi d’interesse troppo elevati. Di qui l’accordo di massima per un cosiddetto “scudo anti-spread”, il cui funzionamento non è però ancora stato del tutto chiarito. Al proposito, potrebbe allora soccorrere la proposta dello Zew, che ha senz’altro il vantaggio – per i tedeschi – di non mettere in campo un’ipotesi duratura di condivisione del debito tra i paesi dell’area euro.
La creazione di un fondo simile non sarebbe peraltro condizionata alla prestazione di garanzie da parte degli Stati finanziatori e i costi si materializzerebbero subito, senza gravare sulle generazioni future. Si tratterebbe senz’altro di una misura tampone, reversibile in ogni momento, le cui possibilità di successo andrebbero misurate in relazione alla mole di bond pubblici acquistata. La sensazione è che, proprio come per il caso del Securities Market Programm della Bce, gli acquisti possano tuttavia essere insufficienti per poter calmare i mercati.
A maggior ragione se, come suggerisce Heinemann, uno dei cinque paesi finanziatori mantenesse un potere di veto, da esercitare nel caso in cui Roma e Madrid interrompano l’iter riformatore. Resta il fatto che, dopo la proposta dei cinque saggi economici per un fondo di riscatto, la Germania continua vivacemente a discutere su come arginare il rischio di un’implosione dell’Eurozona.