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Dalla Francia soffia il vento anti-euro della Le Pen

Partenza positiva per i listini asiatici, sull’onda dei dati sul mercato del lavoro Usa di venerdì. Sui mercati continua a regnare “una calma insolita”, come la definisce un report della Bri di Basilea, all’apparenza impermeabile all’attesa del primo aumento dei tassi Usa dal 2006. Tokyo sale dell’1,5%, davanti ad Hong Kong (+0,2%). Segno più anche per le Borse cinesi.

Il dollaro tratta a 1,0858, in linea con i valori toccati giovedì scorso quando si è registrata la variazione giornaliera più violenta dal marzo del 2009: dal minimo di 1,053 toccato pochi minuti prima del meeting a punte sopra 1,09. 

Debole il petrolio: Brent -0,3% a 42,8 dollari dopo la decisione dell’Opec di alzare il tetto delle estrazioni di petrolio a 31,5 milioni di barili al giorno (in linea con la produzione attuale).

Anche i mercati europei sono previsti in rialzo all’apertura: Londra +38 punti a 6,287, Parigi +38 pb a 4.572, Francoforte -99 punti a 10.852. Ma la giornata sarà dominata dall’esito del voto francese, prevedibile ma comunque scioccante. 

FRONT NATIONAL PRIMO PARTITO: ALLARME PER LE POLITICHE 2017 

Soffia da Parigi un vento gelido per i destini dell’euro. Il Front National di Marie e Marion Le Pen è risultato il primo partito con il 30 % circa dei voti nelle elezioni regionali, davanti all’Ump di Nicolas Sarkozy, forte del 27,4%, mentre i socialisti non sono andati oltre il 22%. IL FN è in testa in sei delle 13 regioni francesi, con serie possibilità di successo al secondo turno soprattutto in Provenza, dove Narion Le Pen conta sul 34% dei vori al primo turno. Si profila, in vista delle politiche del 2017, una seria minaccia all’esistenza stessa dell’euro. 

Oggi il presidente della Commissione europea, Jean- Claude Juncker, incontra il presidente della Banca Centrale europea, Mario Draghi. A Bruxelles si riunisce intanto l’Eurogruppo. I mercati guardano anche ai dati sulla produzione industriale in Germania e sul credito al consumo negli Stati Uniti.

RIBALTONE IN VENEZUELA: TRIONFA L’OPPOSIZIONE

Ribaltone in vista anche in Venezuela. L’opposizione ha conquistato la maggioranza dei seggi in Parlamento: 99 seggi contro i 46 del partito di governo del presidente Maduro: la lunga stagione inaugurata da Hugo Chavez 16 anni fa è al tramonto.

Da segnalare infine il messaggio alla nazione del presidente Obama che ha annunciato, in funzione anti Isis una stretta sugli ingressi nel Paese, più controlli sulle armi e chiesto l’aiuto dei Big di Silicon Valley per potenziare gli effetti dell’intelligence. 

MILANO, SETTIMANA IN ROSSO. GIOVEDI’ L’ASTA BOT

Finale a due velocità per i mercati nella scorsa settimana. Grazie al balzo superiore al 2 per cento nella seduta di venerdì Wall Street ha chiuso in terreno positivo: Dow Jones e Nasdaq +0,3%, S&P +0,1%. 

Settimana negativa invece per le Borse europee, cadute giovedì in forte ribasso dopo l’annuncio degli interventi della Bce. I mercati azionari, in territorio ampiamente positivo (nell’ordine dell’1%) fino al vertice dell’Eurotower, hanno registrato una brusca inversione di tendenza: in profondo rosso, a Milano l’indice FtseMib ha perso in cinque sedute il 2,3% (-2,47% nella riunione di giovedì 3) andando così a ridurre la performance da inizio anno a +16%.

L’indice complessivo delle Borse europee Stoxx 600 ha perso in settimana il 3,2%, il bilancio da inizio anno è un guadagno dell’8,3%. Peggio di tutti il comparto petrolifero con un calo del 6%, seguito dalle Telecom -5,9%.

Pesante anche la flessione dei corsi dei titoli obbligazionari; il rendimento del Btp decennale è balzato dall’1,4% all’1,63%, in linea con il Bund di analoga durata lievitato dallo 0,468% allo 0,664%. Giovedì prendono il via le aste del Tesoro di metà mese: verranno offerti 5,5 miliardi di Bot a 12 mesi (6,01 miliardi i titoli in scadenza).

IL LUSSO RIALZA LA TESTA. YOOX REGINA ONLINE

A caratterizzare in positivo la settimana di Piazza Affari è stata la riscossa del lusso. Yoox Net-a-Porter è stata la miglior blue chip della settimana con un progresso complessivo del 12,6% che surclassa il risultato dell’indice FtseMib (-2,5%) grazie al boom delle vendite natalizie online. Seguono a parecchia distanza Moncler (+6%) e Ferragamo (+4,2%).

Bene anche le utilities, sostenute dalle nuove tariffe decise dall’Authority: A2A +2,2%, Snam+1,5%.

FCA: NEL 2018 ZERO DEBITI, PROMETTE MARCHIONNE 

Sotto i riflettori Fiat Chrysler dopo l’incontro a Londra di Sergio Marchionne con gli investitori organizzato da Goldman Sachs. Il ceo di Fca ha annunciato che il gruppo intende arrivare a fine 2018 con una posizione finanziaria attiva per 2 miliardi alla fine del 2018. Già l’anno prima il gruppo conta di ottenere un rating investment grade e ridurre a 1,3 miliardi gli oneri finanziari dagli attuali 2 miliardi. 

Anche grazie al collocamento della quota Ferrari, Fca è in anticipo sulla tabella di marcia finanziaria del piano 2014/18. A sostenere il raggiungimento di questi obiettivi contribuirà poi il successo di Jeep, i cui obiettivi di vendita sono stati portati a 2 milioni di unità. 

Ma, secondo una dinamica già sperimentata in passato, Marchionne ha nel frattempo rivisto al ribasso le stime sugli investimenti per il rilancio Alfa Romeo: il completamento de piano slitta per ora di due anni, dal 2018 a 2020. 

Sempre agitate intanto le acque sul fronte Volkswagen. Secondo la Bild i vertici del gruppo, in trasferta a Doha, sono stati messi sotto pressione del Qia, il fondo sovrano del Qatar (secondo azionista del colosso con il 17%) perché rivedano al più presto le regole ed il potere del sindacato nell’azienda. 

La notizia è stata smentita da Wolfsburg ieri sera, ma la sensazione è che, nonostante il maxi-prestito (20 miliardi di euro) che consentirà al gruppo di evitare le conseguenze del taglio del rating, le relazioni con gli azionisti del Golfo siano ai minimi storici. 

GESTITO, SI ACCENDE LA SFIDA PER ARCA

Anche Amundi è scesa in lizza per l’acquisto di Arca, la società del risparmio gestito partecipata da Pop Vicenza, Bper, Veneto Banca, Banco Popolare e Popolare di Sondrio. La società francese, fresca protagonista dell’Ipo più importante della Borsa di Parigi dallo scoppio della crisi finanziaria, è controllata dal Crédit Agricole, che in Italia controlla il polo nel centro nord aggregato attorno a Cari Parma. 

Per i soci italiani di Arca, che già hanno ricevuto un’offerta da Ardian (il fondo nato da Axa Private equity) si tratta ora di scendere tra l’Ipo o la vendita secca. Oltre alle proposte francesi, Arca è appetita dagli americani di Atlas Merchant, da quelli del fondo Centerbridge e da Anima Holding.

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