La mostra riflette sul passato della Cina che diventa memoria artistica, culturale e spirituale. Partendo dalla Città Proibita di Pechino, 17 artisti cinesi contemporanei – Xu Bing, Gu Wenda, Qiu Zhijie, Feng Lianghong, Song Dong, Sui Jianguo, Li Songsong, Song Ling, Leng Bingchuan, Zhu Bingren, Geng Xue, Peng Wei, Jiang Jian, Li Hongbo, Zhang Qikai, Li Mingwei, Shang Yang – reinterpretano uno dei simboli della Cina e della sua storia millenaria. A tracciare un ideale legame tra Venezia e la Cina, quale elemento di mediazione tra le due culture, è stato affidato a cinque maestri del design italiano – Antonio Citterio, Michele De Lucchi, Stefano Giovannoni, Piero Lissoni e Italo Rota – il compito di realizzare in collaborazione con artigiani italiani, oggetti d’uso comune in legno, con l’eventuale aggiunta della seta o della ceramica, ispirati alle arti decorative e applicate cinesi.
Il percorso espositivo tiene conto del grave incidente avvenuto lo scorso 4 aprile quando, al largo di Colombo (Sri Lanka) un incendio sulla nave cargo Msc “Daniela”, che trasportava le opere degli artisti cinesi, ne ha impedito l’arrivo in laguna.
Muovendosi dalla presa di coscienza dell’accaduto, i curatori hanno voluto assumere il carattere dell’avventura per proporre un nuovo allestimento, disegnato su una dialettica che prevedesse un ‘prologo’, un ‘dialogo’ e una sintesi, originariamente dedicata all’esposizione delle opere, in una provocatoria meditazione sulla loro assenza.
Il primo tempo, concepito come “prologo”, consiste in una totalizzante immersione, attraverso immagini e installazioni, nei tesori che la Città Proibita irradia da seicento anni a questa parte: dall’inizio del XV secolo, quando l’immensa dimora imperiale veniva eretta a Pechino dalla dinastia Ming, a un’attualità in cui si ritrova tramandata, contaminata e ricreata in molteplici idiomi linguistici, storici, visivi, filosofici.
Nel secondo tempo, che assume le modalità del “dialogo”, questo lascito della cultura cinese diventa risorsa, ereditata da cinque maestri del design italiano, messi nelle condizioni di esperire creatività e ingegno a contatto non solo con temi e linguaggi di quell’arte, ma anche con la materia in cui storicamente si manifesta: legno, seta, ferro, ceramica. Da queste interazioni nascono la sedia di Antonio Citterio, la lampada di Michele De Lucchi, la poltrona di Stefano Giovannoni, la madia di Piero Lissoni, il tavolo di Italo Rota, opere accompagnate dai video in bianco e nero che raccontano il backstage delle loro creazioni.
Il terzo tempo, è annunciato dai diciassette corti girati negli atelier dei 17 artisti cinesicontemporanei impegnati a realizzare le proprie creazioni che riflettono sul passato della Cina che diventa memoria artistica, culturale e spirituale. I lavori interpretano la memoria della Cina e la sua storia millenaria.
Sono immagini da cui prende corpo un diffuso senso di imminenza, su cui si posa invece ilcoup de théâtre inesorabile di quella notizia giunta dallo Sri Lanka: “Cargo in fiamme, opere della Biennale bloccate”.
“E così il percorso prosegue – sottolinea Davide Rampello – seguendo il tragitto di una simbolica e sempre più netta presa di coscienza dell’accaduto. Ora rievocandone le tracce sensibili attraverso un racconto, ora cercando orientamento tra le profonde risonanze delle parole di un “prontuario etimologico dell’accadimento”, ora scontrandosi con la visione gigantografica del cargo in fiamme. Ecco la rappresentazione di ciò che non è mai stato. L’opera incompiuta che si compie nello sguardo di chi la contempla. L’astratta simulazione di una realtà non ancora accaduta. Contemporaneità che si fa, dunque, Memoria”.
L’obiettivo dell’iniziativa, quello di riflettere sul valore e sul destino dell’arte nella Cina odierna, non vien meno. Negli ultimi decenni, l’arte cinese contemporanea ha visto l’affermazione di un’importante generazione di artisti e la nascita di nuove gallerie e di collezionisti; a questi si aggiunge la repentina creazione di musei e di formidabili accademie e università che stanno favorendo un ampio pubblico, informato e consapevole.
Come afferma Gianfranco Maraniello, “Memory and Contemporaneity non è solo l’occasione di osservare i lavori di alcuni dei più interessanti artisti cinesi della scena recente, ma è il tentativo di considerare più profonde radici in una tradizione culturale che, a partire dall’immaginario della Città Proibita, si apre a valori non omologati per l’arte contemporanea”.
Questo sarà da subito garantito attraverso l’esposizione di un primo nucleo di lavori (che non erano sulla nave cargo) e, successivamente, si completerà con l’allestimento di tutte le altre opere previste, una volte giunte a Venezia.
Image: Qui Zhijie, Memory is not Reliable, inchiostro / ink painting, 2016