Dai conti dei clienti di MF Global mancano all’appello alcune centinaia di milioni di dollari. E’ quanto stanno appurando gli investigatori federali chiamati ad esaminare la contabilità del fondo di Jon Corzine, l’ex partner di Mediobanca che è stato governatore del New Jersey. Gli ammanchi sono legati, ad una prima ricostruzione, al tentativo di far fronte in extremis alla crisi del broker che nell’ultima settimana ha bussato invano alle porte delle istituzioni più famose di Manhattan. Una pratica proibita dalla legge che impone una netta separazione tra gli investimenti in proprio e l’impiego dei quattrini dei clienti.
Corzine, utilizzando la strategia Goldman Sachs anni Novanta, ha concentrato il portafoglio su alcune idee di investimento, senza badare alla risposta iniziale del mercato. Per questo motivo, da circa un anno, ha investito massicciamente nel debito pubblico dell’eurozona con un particolare sforzo verso i Btp italiani che rappresentano circa la metà del suo portafoglio in titoli di Stato da 6,3 miliardi. Ma l’esposizione sul debito è parsa eccessiva alle agenzie di rating che hanno intimanto a MF Global di ricostituire i margini, pena la retrocessione a junk bond, cosa puntualmente avvenuta.
Prima di fallire MF Global, i cui titoli nel giro di una settimana avevano perduto il 67%, ha cercato di mettere al sicuro alcuni asse, secondo la tecnica giù utilizzata da Lehman Brothers, vendendo il portafoglio a Interactive Brokers. Ma è in quell’occasione, nella notte tra domenica e lunedì, che il potenziale compratore ha scoperto che all’appello mancavano i fondi di molti clienti privati.
