X

Dal cut-up di Burroughs al mush-up musicale

Seconda parte: Similitudini e differenze. Andy Warhol (arte visiva), Mike Jagger (musica) e William Burroughs (scrittura)

Prima parte

Gautam Malkani è uno scrittore molto stimato da critica e pubblico. Il suo romanzo d’esordio, Londonstani (tradotto e pubblicato in Italia da Guanda) ha ricevuto moltissimi apprezzamenti e un rilievo insolito per un’opera prima di uno scrittore meticcio. Oltre che per il Financial Times Malkani scrive per il New York Times e Time out. In Londonstani ha sperimentato un mix linguistico che somiglia molto a un mash-up gergale che frulla insieme alcuni degli idiomi parlati a Londra nelle sue diverse enclave culturali ed etniche. Quanto a contimazioni lo scrittore londinese ha molto da dire. 

Trova, taglia e incolla. 

Dopo aver letto questo articolo, prendete un paio di forbici, tagliatelo a pezzi, poi riorganizzate i frammenti per creare nuovi paragrafi, frasi e significati. Qualora lo stiate leggendo online, vi andrà persino meglio: semplicemente selezionate porzioni di testo, copiate e reincollate.

Nel 1959, in una stanza d’albergo a Parigi, lo scrittore William Burroughs stava facendo la stessa cosa con una pila di vecchi giornali, quando passò a mescolare righe di prosa e poesia di Rimbaud e Shakespeare. In poco tempo, l’autore di Naked Lunch [Pasto nudo] stava usando quello che definiva il “metodo cut-up” per scrivere una trilogia di romanzi sperimentali. Utilizzò le forbici anche con il nastro magnetico, fotografie e film. Immaginate il lavoro e le ferite cutanee che avrebbe potuto evitare con gli strumenti digitali di oggi: le applicazioni, il software e le piattaforme dei social media che rendono il taglio e la ricombinazione dei contenuti facile quanto un clic destro del mouse o sfiorare un touchscreen.

Coloro che hanno familiarità con la scrittura di Burroughs riconosceranno nella sua fotografia la capacità di aprire ed espandere i piani della realtà — un talento alimentato più dallacuriosità intellettuale che dalla sua propensione tristemente nota per gli stupefacenti.

Norman Mailer una volta lo ha salutato come “l’unico romanziere americano vivente che oggi possa plausibilmente essere posseduto dal genio”. Ma gli esperimenti di Burroughs ben oltre la parola scritta, con telecamere e registratori, illustrano esattamente quanto fosse ambizioso il suo progetto inerente il cut-up — e anche quanto si sia dimostrato preveggente per una società digitale in cui il ricombinare è spesso la norma. Largamente considerato un padrino della controcultura, si potrebbe sostenere che Burroughs fu anche un padrino delle culture del remix digitale e del mash-up odierni.

Cut-up vs. mash-up

Per verificare questa opinione ho fatto visita ad Al Newman che è un DJ e remixa con il nome di Al Fingers. In qualità di artista mash-up, Newman combina tracce audio pre-esistenti per creare qualcosa che abbia una maggiore risonanza di quella data dalla somma delle sue parti. Nel caso più semplice — e spesso quello più alchemico — si tratta di fondere la parte vocalica di un brano con la musica di un altro. Ad esempio, uno dei mash-up di Newman unisce “What’s Going On” di Marvin Gaye, con le radici reggae di Johnny Osbourne. Alcuni DJ inseriscono decine di tracce in un mix, altri estendono la pratica ai video. In entrambi i casi, i mash-up sono una delle forme dominanti di arte digitale a essere emerse dalla cultura on line.

Mentre esaminiamo alcuni dei cut-up e dei collage fotografici di Burroughs, rimaniamo sbalorditi dalla loro apparente casualità. I mash-up, di contro, richiedono una sincronicità di ritmo e tonalità. Dice Newman

“Se tagli semplicemente le canzoni e le metti insieme in maniera casuale non funzionerebbe. Sarebbe più un rumore che un mash-up”.

Gli accostamenti di Burroughs sono più consapevoli di quanto sembrino a prima vista. Molte immagini e motivi ricorrono in diverse composizioni, in particolare nelle foto di familiari e amici. Egli ha anche utilizzato specchi posizionati strategicamente per creare frammentazioni e simmetrie simultanee. Come lo stesso Burroughs ha spiegato a un intervistatore, l’assemblaggio dei cut-up era un processo molto consapevole:

“La selezione e la disposizione dei materiali è affatto deliberata, ma c’è un fattore casuale mediante il quale ottengo il materiale”.

Tale precisione è in parte ciò che distingue sia i cut-up di Burroughs che i moderni mash-up digitali dai collage dadaistie cubisti che li hanno preceduti. Inoltre, si trattava di una precisione che aveva un intento: nel riorganizzare immagini differenti, Burroughs cercava di creare nuove connessioni visive e determinare nuovi significati. In un saggio ha scritto che gli artisti di collage che erano venuti prima di lui presentavano il proprio lavoro come un oggetto d’arte. Ma non hanno ampliato ulteriormente la formula… Non hanno visto il collage come un linguaggio silenzioso di giustapposizione.

Il riarrangiamento

Il remix è mood molto contemporaneo nel mondo della musica.

Come con i suoi cut-up letterari, Burroughs era alla ricerca di nuove verità che riteneva potessero essere svelate nel remix. Ha scritto una volta.

“Shakespeare e Rimbaud vivono nelle loro parole. Taglia le file di parole e ascolterai la loro voce. I cut-up spesso si rivelano dei messaggi in codice”.

Tutto ciò potrebbe sembrare una sorta di misticismo indotto dalle droghe, ma vi è un chiaro parallelismo con la ricerca del DJ mash-up di ciò che è latente in una canzone. Spiega Newman.

“In un mash-up spesso è possibile ascoltare cose che non si udirebbero nell’originale. Talvolta si tratta solamente del modo in cui un testo viene fraseggiato potrebbe essere rimasto coperto da un rullo di tamburo nell’originale, ma diviene percepibile quando ci si mette sopra qualcosa di più attenuato.”

Altri artisti di mash-up sottolineano anche l’importanza di ridestare gli elementi dormienti.

“L’attrattiva di Burroughs su di me per quanto mi riguarda consisteva nel fatto che egli combinasse elementi disparati mediante somiglianze nascoste”.

Dice Mark Vidler, il DJ che sta dietro “Rapture Riders”, che combina Blondie e The Doors e ha persino rimosso il filo spinato delle leggi sul copyright per garantire un’uscita ufficiale con EMI Records. Vidler, che ora è parte di un’iniziativa di mash-up audiovisivo dal vivo, chiamata Addictive TV, aggiunge:

“Si tratta di scoprire qualcosa di speciale tra due elementi disparati che, qualora combinati, costituiscano un terzo elemento originale”.

Newman traccia un confronto tra i mash-up e gli accidenti fortuiti che erano originati dal metodo Burroughs. Dice:

“Talvolta combinare generi molto diversi funzionerà in un modo o nell’altro. Spesso sono le cose che meno ci si aspetta a risultare migliori. Si può vedere una somiglianza con quanto faceva Burroughs, ma è un legame piuttosto che una influenza diretta.”

Quantunque i mash-up possano essere in debito con il campionamento hip-hop e il remix della musica dance più di quanto lo siano con qualsiasi movimento artistico o letterario, l’impatto di Burroughs su di esso e il coinvolgimento con la cultura pop in generale suggerisce che la sua prefigurazione del remix e del campionamento fosse più di una semplice coincidenza. Oltre a ispirare i testi cut-up di David Bowie, le molteplici collaborazioni di Burroughs inclusero un album rap con i Disposable Heroes of Hiphoprisy.

I suoi collage incorporano cultura pop, pubblicità e celebrità, ma dimostrano anche il suo apprezzamento per ciò che Allmer definisce “l’infinita riproduzione della riproduzione”. Una esposizione intitolata “Infinity” comprende fotografie di collage di fotografie, costituendo ciò che Burroughs ha descritto come un “collage di collage di collage all’ennesima potenza”. Mash-up di mash-up, nessuno? Lo sentite qui per la prima volta.

Cut-up, mash-up e democrazia

Burroughs ha anche rotto con i precedenti autori di collage sottolineando il potenziale di democratizzazione dell’arte ricombinatoria. “Chiunque può fare del cut-up”, ha dichiarato. Allo stesso modo, chiunque armato di un computer è in grado di creare un mash-up nella propria camera da letto. Spiega Vidle:

“Non è un caso che la comparsa dei mash-up coincida con l’avvento di MP3, Internet veloce, condivisione illegale dei file e un generale ‘andate a farvi fottere’ alle case discografiche e alle questioni inerenti il copyright”.

Kevin Allocca, responsabile della cultura e delle tendenze presso YouTube, sottolinea come l’ibrido utente-consumatori sulle piattaforme dei social media attualmente richieda l’opportunità di misurarsi con e trasformare frammenti di cultura pop. Dice:

“Non c’è dubbio che molti dei migliori esempi del lavoro mash-up sono i successori naturali del collage tradizionale e del lavoro di fotomontaggio. Ma in questo caso, i manufatti sono digitali e sono impregnati della passione e della vita delle persone comuni che li hanno condivisi.”

Ma la cultura mash-up viaggia maggiormente in profonditàrispetto ai remix musicali e ai video di YouTube. A darle impulso è anche una peculiarità della tecnologia stessa: le interfacce di programmazione ed utente che consentono a noi tutti di tagliare e condividere contenuti tra miriadi di social network e applicazioni — quand’anche siano solo foto di noi stessi.

Le pagine web sovraccariche di contenuti di oggi ci hanno reso sempre più capaci nel ritenere, se non leggere, diverse parti di testo contemporaneamente — così come faremmo con un collage di foto. Ciò illustra un punto cruciale di distacco tra il cut-up e il mash-up. Mentre il movimento cut-up ha cercato nuovi significati demolendo coerenza e narrazioni lineari, i mash-up digitali di oggi legano i rumori e le immagini più disparate presenti sul web, costruendo collegamenti e creando coerenza. Infatti, una delle ragioni della loro popolarità è che i mash-up danno agli ascoltatori come risultato qualcosa di familiare accanto a qualcosa di nuovo. Come dice Vidler:

“L’ascoltatore ha familiarità con il materiale di origine, ma non con il contesto del modo in cui lo ascoltano nel mash-up”.

Se i cut-up di Burroughs presagivano la cultura del remix digitale di oggi, è forse perché i mash-up agiscono come un antidoto a una realtà online che è già frammentata in brandelli, benché con dei click e non con delle forbici.

[Traduzione dall’inglese di Giuseppe di Pirro]
Categories: Arte