Per rimpiazzare il “ribelle” Arnaud Montebourg, troppo anti-tedesco o forse semplicemente troppo “di sinistra”, niente di meglio di un giovane banchiere iscritto sì al partito socialista e noto braccio destro di Hollande, ma dalle tendenze talmente liberali da guadagnarsi l’azzeccata definizione di Le Figaro già lo scorso gennaio: “l’emisfero destro dell’Eliseo”.
Che la nomina di Emmanuel Macron, 37 anni ancora da compiere e già banchiere dei Rotschild (mica una dinastia qualsiasi…), come nuovo Ministro dell’Economia francese fosse perfetta per segnare una rottura col recente passato, lo aveva del resto già fatto intendere lo stesso Montebourg, quando si era persino definito “contrario alla macronizzazione della vita politica”.
Ironia della sorte, sarà invece proprio l’ex sottosegretario alla presidenza della Repubblica (carica ricoperta dall’elezione di Hollande fino a tre mesi fa) a sostituirlo sulla poltrona di Bercy. Macron, definito di conseguenza “l’anti-Montebourg” dallo stesso Figaro, rappresenta dunque quanto di più lontano fosse lo stesso presidente François Hollande in periodo di campagna elettorale, quando arrivò a dire: “Il mio nemico? La finanza!”.
Lontanissimi sembrano ora quei tempi: la svolta liberale, suggerita da Macron dietro le quinte e avallata dall’altro giovane rampante della politica transalpina, il premier Manuel Valls, si è ormai impossessata dell’Eliseo. “Le imprese sono il simbolo del successo e la reale forza del Paese” è uno dei recenti slogan, distanti anni luce dall’ex cavallo di battaglia di Hollande: la tassazione al 75% sui grandi guadagni (da 1 milione di euro in su).
“E’ come stare a Cuba, ma senza il sole!”, aveva esclamato ironicamente il giovane Macron durante la campagna elettorale, lasciandone comunque intendere l’assoluta disapprovazione. Le polemiche e la conseguente rinuncia del presidente gli hanno poi dato ragione, autorizzandolo ad essere sempre più ascoltato nelle stanze importanti della Repubblica francese.
Ma che tipo è Emmanuel Macron? Un primo della classe, ambizioso, affabile, che secondo il suo entourage “sedurrebbe anche una pietra”. Nato nel 1977 ad Amiens da un’ottima famiglia (i genitori sono entrambi medici), a 16 anni si trasferisce a Parigi nel miglior liceo della capitale, il famigerato Henri IV, e da lì intraprende brillantemente il classico cursus della classe dirigente francese: Normale Sup e Ena (Ecole Nationale de l’Administration).
Entrato di gran carriera nel gotha del mondo politico e finanziario transalpino, Macron non si accontenta: prima di diventare, ad appena 30 anni, il banchiere della famiglia Rothschild, per la quale si occupa di uno dei più grandi affari recenti – l’acquisizione da parte di Nestlé di una filiale di Pfizer-, il promettente manager fa anche in tempo a crearsi un passato da filosofo. A 25 anni, infatti, si specializza negli studi di Hegel e Machiavelli. Vista la sua abilità politica, c’è da scommettere che soprattutto il secondo lo abbia influenzato non poco.