La ripresa del petrolio e dell’economia cinese mettono le ali ai mercati. Passano così in secondo piano la revisione al ribasso sulle stime sulla crescita mondiale da parte del Fondo Monetario (da 3,4% a 3,2%) e l’avvio debole della campagna trimestrali Usa. Ecco le ragioni che, con l’eccezione non trascurabile dell’Italia alle prese con la crisi delle banche, hanno spinto al rialzo le Borse.
In particolare, i listini Usa salgono al traino del settore energia (+2,8%): Dow Jones e S&P 500 +0,9%, Nasdaq +0,8%. A dare la carica ai prezzi del greggio (Brent oltre 44 dollari +4%) è stata la notizia dell’intesa tra Russia ed Arabia Saudita sul tetto alle estrazioni. L’accordo dovrebbe essere esteso agli altri produttori al vertice di Doha di domenica prossima.
TORNA A CORRERE L’EXPORT DI PECHINO
A consolidare la spinta al rialzo ci hanno poi pensato stamane le buone notizie in arrivo dalla Cina. L’economia di Pechino si è ormai risvegliata, grazie anche al propellente del basso dollaro. A marzo le esportazioni sono cresciute in renmimbi del 18,7% (solo + 1,7% l’import), assai più del previsto. In dollari il rimbalzo è dell’11,5%. In attesa di conferma (venerdì sarà pubblicato il dato sul Pil del primo trimestre) la riscossa del Drago ha portato il buonumore sui listini asiatici.
Avanzano del 2% sia Shanghai che Shenzhen, Hong Kong +2,4%. L’onda del rialzo ha raggiunto anche Tokyo, la Borsa migliore con un rimbalzo del 2,6%, sostenuta da una lieve correzione al ribasso dello yen.
PIAZZA AFFARI MAGLIA NERA, OGGI L’ASTA BTP
Il rally di ieri ha coinvolto solo in parte l’Europa: Parigi +0,7% e Francoforte +0,8% chiudono in moderato rialzo. Londra +0,1%. E’ prevista però un’apertura stamane in robusto rialzo. Tutti gli indici settoriali Stoxx hanno chiuso positivi, a partire da Materie prime (+3,2%) e Petroliferi (+1,6%), bene anche Assicurazioni (+1,5%) e Automotive (+1,1%).
Ha fatto eccezione Milano, peggiorata drasticamente nel pomeriggio (in coincidenza con l’apertura Usa) sotto la spinta delle vendite sul comparto bancario: l’indice Ftse Mib ha perduto l’1,6% a quota 17.445 dopo aver toccato un minimo a 17.231. Lo spread Btp-Bund ha chiuso in calo a 121 punti base e rendimento all’1,38%.
Il Tesoro ha collocato tutti i 6 miliardi di euro di Bot a 12 mesi con un rendimento sceso al -0,081%, al nuovo minimo storico. Sostenuta la domanda, che ha sfiorato 9,3 miliardi. Oggi sarà la volta dell’asta a medio lungo: tra 6,75 e 8,25 miliardi in Btp a 3, 7, 15 e 30 anni compreso il nuovo tre anni aprile 2019 cedola 0,10%, che sul mercato grigio vede un rendimento medio di 0,085%, in rialzo rispetto a -0,05% dell’ultimo collocamento sul titolo ottobre 2018.
IL MERCATO STRONCA ATLANTE: SELL PER INTESA E UNICREDIT
A Piazza Affari dopo due giornate di fortissimi rialzi, le banche hanno accolto con una drastica retromarcia la nascita del fondo pubblico-privato per il sostegno al settore. Unicredit ha chiuso in calo del 5,1%, Intesa in ribasso del 4,1%, Ubi -4,4%, Banco Popolare -0,7%, Pop.Milano e Pop.Emilia -3,9%. In terreno positivo restano le principali beneficiarie dell’intervento: Monte Paschi +1,2% e Carige +2,4%.
Perché il rifiuto? Le forti vendite sul settore sono partite con la diffusione del documento informativo sul fondo creato come salvagente per gli aumenti di capitale delle banche italiane e per l’acquisto di sofferenze. Atlante avrà una dotazione fino a 6 miliardi di euro e una durata di 5 anni, con un possibile rinnovo per altri tre. Le due banche principali dovrebbero mettere nel fondo un miliardo di euro a testa: un altro miliardo sarà messo a disposizione dalle fondazioni e da altre banche più piccole. Le compagnie assicurative contribuiranno con 500-700 milioni di euro, la Cdp con 500 milioni.
Perché la stroncatura? Le vendite si sono scatenate su Intesa ed Unicredit quando è emerso l’impegno assunto dai due Big: i titoli sono stati sospesi immediatamente, salvo poi riaprire con cali di oltre 7 punti percentuali e con volumi violenti. Velocemente il panic selling si è esteso anche agli altri titoli del settore, in rialzo fino a qualche minuto prima. Ad alimentare i timori ha contribuito l’assenza di indicazioni precise sulla capacità del fondo di dare una soluzione ai due problemi più scottanti del momento: la gestione delle sofferenze e la ricapitalizzazione delle due banche venete.
Non è chiaro poi se il fondo Atlante, rilevando l’eventuale inoptato degli aumenti di capitale di Veneto Banca e della Banca Popolare di Vicenza, possa diventare azionista delle banche. Resta anche da capire come sarà conteggiato, al fine del calcolo del Common Equity Tier One, il miliardo di euro a testa con cui Intesa che Unicredit dovrebbero contribuire al fondo.
Tra le assicurazioni, penalizzate dalla possibilità che gli investimenti nel fondo di salvataggio generino ritorni modesti, Generali ha chiuso in rialzo dello 0,3%: KeplerCheuvreux ha avviato la copertura con la raccomandazione Buy ed un target price di 16 euro. UnipolSai ha perso il 2,7%. In calo le società del risparmio gestito: Azimut -1,8%, Anima-3,5%.
VOLA YOOX DOPO L’ACCORDO CON TIFFANY
Dopo una mattinata all’insegna del ribasso in seguito alla presentazione dei conti del trimestre, Lvmh ha annullando le perdite, chiudendo in rialzo dell’1,6%. L’inversione di rotta non ha però coinvolto Ferragamo e Tod’s, entrambe -1,9%. Brilla invece la stella di Yoox Net a Porter (+3,52% a 26,5 euro), sostenuta da un accordo con Tiffany e dai conti positivi della concorrente inglese Asos.
GIORNATA NERA PER TELECOM E STM. IN STALLO RCS
Nel resto del listino, in stallo Rcs Mediagroup, lunedì in rialzo di quasi il 30%, ieri in calo dello 0,9%. Giù anche Cairo Communications (-2,3%). L’accordo con Vivendi continua invece a dare forza a Mediaset (+2,62% a 3,684 euro). Goldman Sachs ha alzato il giudizio a Buy.
Pessima giornata per Telecom Italia che ieri ha perso il 4,7% nel giorno del Cda. La frana non è giustificata dalla bocciatura della fusione tra O2 e 3 in Gran Bretagna da parte dell’Antitrust locale: l’indice di settore europeo ha chiuso con un progresso dello 0,8%.
Tra i titoli più venduti del paniere principale Stm lascia sul campo oltre il 3,3%. Deutsche Bank ha tagliato il target price a 4,5 da 5 euro ribadendo il giudizio di “sell”.
Cnh Industrial ha perso l’1,8% dopo la diffusione di indicazioni negative sulle vendite di macchine agricole da parte della concorrente americana Deere. Fiat Chrysler -1,3%.
Eni (+0,54% a 12,96 euro) ha tratto vantaggio dal rialzo del petrolio, così come Tenaris (+0,72%). Saipem (-1,45%) ha siglato un memorandum of understanding relativo al progetto del gasdotto Toos in Iran. Il progetto prevede la perforazione di 5 pozzi più la progettazione e realizzazione di impianti upstream di produzione, trasporto e trattamento del gas.