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Da Barclays a Deutsche Bank, lo scandalo Libor si allarga

Non solo Barclays. Lo scandalo della manipolazione dei tassi interbancari supera i confini britannici, naviga attraverso la Manica e sbarca in Germania. La Bafin, l’autorità di controllo sulla Borsa tedesca, ha assicurato di voler indagare sul gigante Deutsche Bank, accusato come la cugina inglese di aver giocato sporco sui tassi Libor. Pesanti sospetti gravano anche su altri big assoluti della finanza mondiale come Rbs, Société Générale, Citigroup e Jp-Morgan.

Insomma, si annuncia una bufera internazionale. E Bruxelles prova a reagire. Michel Barnier, commissario europeo agli Affari finanziari, ha annunciato da Aix-en-Provence di voler proporre una stretta sulle regole del mercato bancario.

In particolare, Barnier vorrebbe allargare il campo d’applicazione delle regole sugli abusi di mercato, in modo da impedire la manipolazione degli indici finanziari. “Chiunque avesse intenzione di manipolare i mercati – ha detto il commissario -, deve sapere che dovrà affrontare delle sanzioni, comprese possibilmente quelle di carattere penale”.

Intanto le indagini proseguono serrate in Gran Bretagna. Il Serious Fraud Office (Sfo), l’ufficio che si occupa di crimini finanziari, ha aperto un’inchiesta penale la settimana scorsa. Anche il Parlamento è al lavoro. L’ormai ex amministratore delegato di Barclays, Bob Diamond, è già stato interrogato. Oggi tocca a Paul Tucker, uno dei vicegovernatori della Banca d’Inghilterra, mentre domani sarà la volta di Paul Agius, che ha da poco rassegnato le dimissioni dalla presidenza di Barlclays. 

L’ultima polemica esplosa in terra inglese è quella sulla buonuscita di Diamond (anche lui costretto alle dimissioni dallo scandalo), che potrebbe arrivare a chiedere 17 milioni di sterline. L’opinione pubblica è inferocita e i vertici della Banca temono di aggravare il già pesantissimo danno d’immagine subito dall’istituto.

Peccato però che il Governo britannico voglia continuare a sostenere la controversa prassi dei bonus in sede europea. Il paladino dei manager è il ministro inglese delle Finanze, George Osborne, che – secondo fonti del Tesoro citate dal Financial Times – martedì sosterrà di fronte ai suoi colleghi europei “il rischio che aumentino gli stipendi” se la politica dei maxi-premi dovesse interrompersi. La City va protetta, qualsiasi cosa accada. 

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