Che i grandi di Internet, le cosiddette WebSoft internazionali (software and web companies), godessero in alcuni (molti) casi di trattamenti fiscali agevolati era cosa nota, ma il rapporto di R&S – Ricerche e Studi, l’area studi Mediobanca, rileva che nel 2017 circa due terzi dell’utile ante imposte delle 21 websoft esaminate (parte delle 397 multinazionali incluse nell’analisi annuale di R&S) è stato tassato in Paesi a fiscalità agevolata – le “solite” Irlanda e Lussemburgo ma anche l’Olanda – con un risparmio di imposte pari a ben 12,1 miliardi di euro. Nel complesso le società del web hanno dunque goduto di un tax rate effettivo del 31%, contro il 41% previsto. E nell’arco del quinquennio 2013-2017 i numeri sono ancora macroscopici: il risparmio complessivo supera i 48 miliardi, più della Legge di Bilancio di un Paese come l’Italia.
Delle 21 società esaminate da Mediobanca 3 hanno sede operativa negli Usa, 5 sono cinesi, 2 giapponesi, mentre l’Europa – e la Germania nello specifico – vede una sola società. Da sole hanno rappresentato nel 2017 il 4,8% del giro d’affari aggregato delle maggiori multinazionali mondiali, il 4,7% della forza lavoro (occupano 1,6 milioni di persone in tutto il mondo e la sola Amazon ha quintuplicato i dipendenti), l’8,1% dei profitti e addirittura il 19,4% del valore di Borsa, con ricavi più che raddoppiati dal 2013. Molte di loro hanno una liquidità paragonabile a quella dei giganti del banking, anche se la redditività industriale appare in calo ma è seconda solo a quella delle case farmaceutiche. La migliore, per la redditività, rimane proprio Facebook.
Il tutto, però, godendo di una fiscalità a dir poco agevolata, anche se non è dappertutto così. Anzi, la riforma fiscale varata dagli Stati Uniti a dicembre 2017, ad esempio, ha generato un gettito fiscale più ampio, con le WebSoft che hanno contabilizzato quasi 18 miliardi di imposte in più. In particolare Alphabet, la società che controlla Google, dovrà versare al fisco statunitense 8,5 miliardi, Oracle 6,5 miliardi e Facebook 2,1 miliardi. La presenza in Italia avviene invece tramite controllate, la cui sede è collocata per la quasi totalità nelle province di Milano e Monza Brianza. L’aggregato 2017 delle filiali italiane ha un fatturato di oltre 1,8 miliardi di euro e occupa più di 7.700 persone (circa 1.100 dipendenti in più rispetto all’anno precedente).
Per quanto riguarda il rapporto con il Fisco italiano, negli ultimi anni la struttura fiscale di queste filiali è stata come noto oggetto di approfondite indagini: l’ultima in ordine di tempo ha portato alla recentissima chiusura del contenzioso tributario con l’Agenzia delle Entrate da parte di Facebook che dovrà pagare oltre 100 milioni di euro, facendo seguito agli altrettanti 100 milioni versati da Amazon e agli oltre 306 sborsati da Google.