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Cuore allegro: la silloge poetica di Viola Lo Moro

L’opera di Viola Lo Moro “Cuore allegro”, edita da Giulio Perrone Editore, è una raccolta poetica che trae origine dalle sofferenze emotive e fisiche a cui l’essere umano è quotidianamente sottoposto – Sinossi e biografia dell’autore

Cuore allegro: la silloge poetica di Viola Lo Moro

La silloge poetica che seziona il cuore. Questo è il libro di Viola Lo Moro, edito da Giulio Perrone Editore. In queste poesie l’autrice affronta temi importanti che riguardano gli affetti, la famiglia, le relazioni, i sentimenti, le paure, le sofferenze; lo fa attraverso una poetica tagliente, che fraziona il cuore come se stesse eseguendo un’operazione chirurgica. Da qui il titolo: “Cuore allegro”.

La domanda che emerge dalle liriche è: il cuore umano può veramente essere un “Cuore allegro”? A tratti si gioisce e a tratti si patisce, e spesso le pene arrivano proprio da coloro che dicevano di amarci.

Nelle potenti e ruvide poesie di Viola Lo Moro intense metafore si rincorrono tra i versi, e a volte le sofferenze non sono solo emotive ma fisiche, causate da spilli, forbici e arnesi di metallo, simboli delle dolorose lotte quotidiane dell’essere umano. Non è assolutamente semplice continuare ad abitare il mondo e mantenere un cuore allegro mentre si attraversa la solitudine, si sperimenta la morte altrui, si sopravvive alla noia esistenziale e allo stridio dell’anima, ma è un tentativo che merita di essere fatto, finché il cuore continua a battere.

Sinossi

Il cuore anatomico è diviso in quattro camere. Questa raccolta poetica racconta quattro camere accumunate tra loro dalla presenza – a temperature diverse – di un sentire incarnato, che si ostina a rilevare le asperità del tempo che passa, i conflitti irrisolvibili e gli abbandoni.

La prima e l’ultima sezione sono legate insieme da una ricerca di avvicinamento a una identità precaria dell’io narrante: i sogni, la memoria familiare, i nomi, le case. La parola poetica gira ossessivamente intorno a tutto ciò che non costituisce un io solido e si sostanzia di oggetti e di immagini concrete (animali, fili elettrici, liste della spesa, viscere) come a svelarne – per contrasto – la caducità. Tutto esiste quindi tranne l’identità, anche se – proprio in questa approssimazione epidermica – è possibile infine rintracciare un mosaico a specchio infranto di una ricerca perpetua.

Le due sezioni intermedie hanno a che fare con gli affetti e le relazioni. La seconda camera è quella della relazione con alcuni momenti precisi in cui la poeta ha assistito al passaggio di una persona cara dalla vita alla morte. Dominano i contrasti tra luce e ombra, il tempo è scandito da orologi a ricarica e gocce di flebo. Il cuore rallenta.

Nella terza camera l’io narrante si confronta con i corpi immersi nella dimensione sensuale e amorosa. Accanto alla carne viva degli atti d’amore, come per giustapposizione, emerge una lacerazione data dall’abbandono costante di una prospettiva comune. Ancora una volta torna la solitudine nella città come dimensione costruita in contrapposizione con il desiderio di abitare insieme quello spazio dei sentimenti e del tempo.

Biografia

Viola Lo Moro è nata a Roma il 20 Dicembre del 1985. Si è laureata in letteratura moderna e contemporanea e specializzata in letterature comparate. È una delle socie della libreria delle donne di Roma, Tuba, della quale cura la programmazione. È, insieme ad altre, ideatrice e organizzatrice del festival delle scrittrici “InQuiete”. Ha scritto e scrive articoli per riviste letterarie e femministe (Leggendaria, DWF, Letterate Magazine, Femministerie).

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