La cultura è uno dei pilastri a cui l’Italia deve aggrapparsi per ripartire. Solo nel 2013, l’industria di questo settore ha mosso nel nostro Paese 214 miliardi di euro, mentre l’export ha raggiunto un attivo di 25 miliardi. E si tratta di un campo in grado di generare un effetto moltiplicatore, perché per ogni euro investito – grazie al turismo – ne torna mediamente 1,67. Questi i dati principali che emergono da “Io Sono Cultura”, lo studio di Symbola e Unioncamere presentato oggi a Roma alla presenza del ministro Dario Franceschini.
Particolare attenzione merita l’export legato alla cultura, cresciuto del 35% in cinque anni: dai 30,7 miliardi del 2009 ai 41,6 miliardi del 2013, ovvero il 10,7% di tutte le vendite oltre confine delle nostre imprese. La bilancia commerciale del settore, inoltre, è stata sempre in attivo negli ultimi 22 anni, arrivando a segnare l’anno scorso un surplus con l’estero di 25,7 miliardi, un dato secondo solo a quello della filiera meccanica e ben superiore a quello della metallurgica, fermo a 10,3 miliardi.
Quanto agli sponosr privati, nel 2013 hanno consentito di raccogliere 159 milioni di euro per il recupero e il restauro delle opere d’arte italiane. I maggiori benefici, com’è ovvio, ricadono sul turismo. Secondo il rapporto, “il turista culturale che soggiorna in Italia è più propenso a spendere: 52 euro al giorno per l’alloggio e 85 euro per spese extra, contro i 47 euro per alloggio e 75 per gli extra di chi viene per ragioni non culturali”.
Rispetto al totale della spesa dei turisti in Italia (73 miliardi di euro nel 2013), il 36,5% (26,7 miliardi ) è legato proprio alle industrie culturali. Un segno di speranza per i prossimi anni, dal momento che l’Italia è la meta preferita dei turisti provenienti dai Paesi a cui è legato il futuro del turismo mondiale: Cina, Brasile, Giappone, Corea del Sud, Australia, Usa e Canada.
A livello territoriale, la provincia di Arezzo si conferma al primo nel nostro Paese posto sia per occupati legati alle industrie culturali, sia per valore aggiunto della cultura sull’intero ambito economico. Seguono Pordenone, Pesaro Urbino, Vicenza, Treviso, Roma, Macerata, Milano, Como e Pisa.
In generale, al Centro la cultura produce un valore aggiunto di 18,7 miliardi di euro, equivalenti al 6,2% del totale della locale economia valore aggiunto. Seguono il Nord-Ovest con oltre 26 miliardi di euro, il 5,8% della propria economia, e il Nord-Est con 17,3 miliardi (il 5,4%). Staccato il Mezzogiorno, che dalle industrie culturali produce valore aggiunto per 12,5 miliardi di euro (4%).
La cultura è “combustibile per la ripresa – ha commentato Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere –. I territori e le imprese rappresentano l’immagine del nostro Paese nel mondo intero: il nostro primo giacimento, capace di produrre ricchezza, lavoro e benessere per le comunità locali”.