Torna a crescere il Pil italiano, mentre l’occupazione, nonostante segnali incoraggianti, resta lontanissima dai livelli pre-crisi. A dirlo è il Centro studi di Confindustria che ha rivisto al rialzo le stime sul Pil per l’anno in corso e quello successivo +0,8% (contro il +0,5% dello scorso report) per il 2015 e +1,4% (da 1,1%) per il 2016.
Il Paese, dunque, è fuori dalla recessione: “la risalita è iniziata, ma sarà lunga e difficile, perciò la parola ripresa è inappropriata, anche politicamente: è da evitare”, nonostante continuino a soffiare “venti favorevoli”. In ogni caso, per tornare ai livelli pre-crisi il Pil impiegherà fino al 2022, di questo passo.
La crescita del Pil porta con sè anche un aumento dell’occupazione, che salirà dello 0,5% nel 2015 e dell’1% nel 2016, tornando così ai lievelli del 2012. Nonostante ciò, rispetto ai livelli pre-crisi, alla fine del biennio in considerazione i posti di lavoro saranno 1 milione 333mila in meno.
Miglioramenti sul fronte deficit, che scende dal 3% del 2014 al 2% nel 2016 mentre il saldo primario sale al 2,3% dall’1,6%. In diminuzione l’incidenza del depito pubblico sul Pil dal 132,7% di quest’anno al 131,9% del prossimo. Il rapporto deficit/Pil, invece, si assesterà al 2,7% nel 2015, anche a quaso dell’effetto degli esborsi connessi alla sentenza della Corte Costituzionale sull’indicizzazione delle pension.
Crescono i consumi delle famiglie, la cui spesa è salita dello 0,3% nel 2014, dopo due cali annuali consecutivi. Un aumento, secondo il Csc, destinato a proseguire: +0,6% nel 2015 e +1,2% nel 2016″. Anche in questo caso, però, il confronto con i livelli pre-crisi fa segnare una diminuzione notevole, -7,8%.
In aumento anche gli investimenti quest’anno con un accelerazione il prossimo: +1,2% nel 2015 e +2,9% nel 2016, grazie soprattutto agli acquisti di macchinari e mezzi di trasporto.