Si chiama “crowd funding”. È un nuovo metodo di raccolta fondi online per nuovi progetti artistici o idee di business che vede una moltitudine di persone, nella maggioranza privati, contribuire con piccole somme a progetti che altrimenti non potrebbero essere realizzati. Il processo è semplice: basta presentare la propria idea su un apposito sito Internet e, grazie all’aiuto di foto e video, convincere il pubblico che debba essere finanziata. I privati interessati hanno la possibilità di versare contributi sotto forma di pure donazioni, ma anche, nel caso di start-up, di acquisto di quote del business. Il crowd funding è stato finora usato con successo come meccanismo di finanziamento per blog, gruppi musicali, cinematografia indipendente, nuove idee di business e persino campagne politiche.
La storia. I primi esempi di “crowd funding” si sono visti negli Stati Uniti dove nel 1997 i fans americani del gruppo britannico “Marillion” hanno raccolto spontaneamente 60mila dollari per promuovere un tour statunitense della band. Marillion ha successivamente usato il crowd funding per finanziare la registrazione e il marketing di molti album, tra cui “Anoraknophobia”, “Marbles” e “Happiness Is the Road”. Nel 2000, la società americana ArtistShare ha ideato il primo sito dedicato al fundraising in campo musicale, seguito da altri come Sellaband , SliceThePie, Hyper Funding, e IndieGoGo. In campo cinematografico, l’imprenditore Erik Bowman ha creato FilmVenture.com nel 2002, mentre nel 2004 i francesi Benjamin Pommeraud e Guillaume Colboc hanno lanciato una campagna per finanziare il loro film “Demain la Veille” offrendo in cambio dvd o una parte nel film. Sempre nel 2004 la britannica Spanner Films ha raccolto in cinque anni oltre 900mila sterline per la produzione e promozione del documentario sul cambiamento climatico “The Age of Stupid”.
In America. Da queste prime esperienze sporadiche, sono poi nati siti specializzati nel crowd funding a tutto campo. Il primo è nato sempre negli Stati Uniti dove Kickstarter, attualmente il maggiore website per la raccolta di denaro per progetti creativi, si avvia a raccogliere 150 milioni di dollari in finanziamenti a progetti artistici nel 2012, una cifra superiore al totale dei cosidetti “grant artistici” dati ogni anno dal Governo federale. Il tutto nonostante la regola adottata da Kickstarter dell’ “all or nothing”: secondo questa opzione solo i progetti che ottengono almeno il 100% dei finanziamenti richiesti hanno poi accesso ai soldi raccolti. Al contrario la regola del “keep it all”, adottata da altri siti, consente alla persona che ha richiesto fondi di intascare quanto raccolto, a prescindere dalla somma ottenuta. Oggi negli Stati Uniti operano altri portali di raccolta fondi, tra cui Usa Projects, specializzato in progetti culturali.
In Italia. Cugini di Kickstarter, come PleaseFund in Gran Bretagna, Ideame in America Latina e ToGather, con sede a Singapore (ma con copertura per 18 Paesi nell’area Asia-Pacifico) sono attivi in altre aeree del mondo. L’Italia sta muovendo i primi passi: nel nostro Paese, tra gli altri, sono attivi Eppela e SiamoSoci, con specializzazione nelle start-up, e YouCapital.it, un sito che raccoglie fondi per giornalisti che vogliono svolgere inchieste alternative, non finanziate dai principali quotidiani.
Vantaggi e svantaggi. Mentre cresce l’interesse verso questa forma alternativa di finanziamento, aumenta anche il dibattito su questo nuovo strumento. Se da una parte, infatti, il crowd funding consente a idee alternative non accettate dal mercato mainstream di avere il sostegno del pubblico e l’attenzione di potenziali acquirenti, dall’altra questo sistema espone l’ideatore al rischio che la propria idea venga “rubata” o può prestare il fianco a frodi. La cautela è sempre d’obbligo.