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Crollo dei giganti dell’intrattenimento: anche Paramount affonda nel debito, taglia e chiude i Television Studios

La chiusura della divisione Tv è solo l’inizio di un piano di riduzione dei costi molto più ampio: il gigante dell’intrattenimento americano prevede di ridurre il personale del 15% entro la fine del 2024

Crollo dei giganti dell’intrattenimento: anche Paramount affonda nel debito, taglia e chiude i Television Studios

Paramount, il gigante dell’intrattenimento americano, è travolto da una tempesta finanziaria. Con un debito di 14,6 miliardi di dollari, l’azienda è costretta a fare i conti con una crisi che sta scuotendo le fondamenta dell’industria dell’intrattenimento. Dopo aver chiuso il 2023 con una perdita operativa di 1,67 miliardi di dollari nel settore direct-to-consumer, Paramount si appresta a una serie di tagli draconiani per salvare il salvabile.

Ma non è la sola: Warner Bros. e altri colossi stanno affrontando sfide simili, mettendo a nudo una crisi profonda e pervasiva che costringe il settore a reinventarsi in un mercato sempre più spietato.

Tagli e scossoni ai vertici

Nel corso dell’anno, Paramount ha licenziato ben 800 dipendenti, inclusi nomi di peso come l’ex ceo Bob Bakish. Quando Bakish è stato estromesso, la capitalizzazione di mercato dell’azienda era crollata a 9,2 miliardi di dollari, ben lontana dai 25 miliardi del 2021. Nonostante una raccolta pubblicitaria record per Cbs durante il Super Bowl, con oltre 120 milioni di spettatori, i licenziamenti hanno segnato solo l’inizio di una stagione di austerità.

Il colosso americano prevede di ridurre la propria forza lavoro in America di circa il 15% entro la fine del 2024, con licenziamenti che interesseranno circa 2000 dipendenti nelle divisioni marketing, comunicazione, tecnologia e finanza. Inoltre, la chiusura dei Paramount Television Studios comporterà il trasferimento delle attività alle strutture di Cbs. Questo piano di riduzione dei costi ha come obiettivo la diminuzione delle spese annuali di 500 milioni di dollari, un passo necessario per tornare alla crescita. I co-ceo Chris McCarthy e Brian Robbins hanno dichiarato che Paramount si trova a un “punto di svolta” e che sono necessari cambiamenti per rafforzare l’attività. “Sebbene queste azioni siano spesso difficili, siamo fiduciosi nella nostra direzione futura,” hanno aggiunto.

Paramount in crisi: chi è il colpevole?

Le critiche si sono indirizzate verso Shari Redstone, accusata di una mancanza di visione imprenditoriale. Secondo quanto sostenuto dal Wall Street Journal la sua decisione di interrompere, lo scorso giugno, le trattative per una fusione con Skydance Media, valutata 8 miliardi di dollari, ha affondato ulteriormente le finanze di Paramount. Questo accordo prevedeva un pagamento di oltre 2 miliardi di dollari alla holding per la quota di Paramount, ma Redstone ha deciso di puntare sulla vendita dell’azienda senza fusioni. Senza altri acquirenti in vista, la fusione con Skydance sembra ora l’unica salvezza.

Va però ricordato che l’intero settore dell’intrattenimento è in difficoltà, con colossi come Warner Bros. e Disney che affrontano sfide altrettanto drammatiche.

I giganti dell’intrattenimento in caduta libera

Dopo la pandemia e con l’industria dei media in continua evoluzione a causa degli scioperi di Hollywood, dello streaming e dell’intelligenza artificiale, i licenziamenti hanno colpito duramente il settore nel 2024. Warner Bros. Discovery, ad esempio, ha recentemente avviato nuovi tagli dopo una serie di ristrutturazioni negli ultimi due anni, inclusa la chiusura di Newshub in Nuova Zelanda che ha portato alla perdita di oltre 300 posti di lavoro.

Anche Disney ha ridotto il proprio personale di 140 unità, con National Geographic particolarmente colpita. Altre grandi realtà come Cnn e Nbc News hanno effettuato significativi licenziamenti, mentre il quarto potere ha visto oltre 500 tagli nel solo 2024, con i giornali più colpiti come il Los Angeles Times e Time Magazine, mentre la piattaforma di notizie digitali The Messenger ha chiuso a gennaio, portando alla perdita di 175 posti di lavoro. Inoltre, Sports Illustrated ha cessato le pubblicazioni a causa di problemi finanziari, e YouTube ha licenziato più di 100 dipendenti.

Questi eventi rivelano una crisi profonda che obbliga le aziende a ripensare radicalmente le loro strategie e a ristrutturarsi in un mercato sempre più competitivo e instabile. La domanda è: quale sarà il volto futuro dei media e dell’intrattenimento, e chi riuscirà a cogliere l’opportunità di reinventare il panorama globale?

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