Il crollo del titolo pare non avere sosta. Dopo un -2,2% di avvio, Mps ora ruzzola giù dell’8,06% a 0,3319 euro per azione. Che i conti sarebbero stati brutti, lo si prevedeva. Ma forse non così: la perdita è stata di 4,69 miliardi sotto la scure di svalutazioni per 4,51% sugli avviamenti e per 222 milioni su altri asset intangibili. D’altra parte il 2011 è stato un anno di pulizia dei conti per molte grandi banche e un po’ di realismo sui numeri non può che far bene anche a Mps. Ma nel 2012 la visibilità è poca. Il quarto trimestre 2011 sarà veramente il punto di minimo per poi risalire, come auspicato da Viola? Tornerà al dividendo? Mps riuscirà a scampare l’aumento di capitale?
“Evidentemente i mercati avevano attese diverse soprattutto per quanto riguarda la gestione ordinaria e l’entità delle svalutazioni. Capita. Si riposizionano su livelli che ritengono opportuni “, ha commentato a margine della presentazione dei risultati il direttore generale Fabrizio Viola, mentre il presidente Giuseppe Mussari era assente all’ultimo momento per “impegni istituzionali”. Non usa giri di parole Viola: “Per realizzare risultati che siano di soddisfazione per tutti c’è bisogno di molto lavoro sia sul lato della produttività che dell’efficienza operativa”.
Nel complesso i ricavi calano dell’1,2% per la riduzione del margine di interesse del 2,4% (in ripresa nel quarto trimestre +6,4%) e delle commissioni nette (-6%) che, ha detto Viola, sono state la nota dolente dei risultati 2011 e nel quarto trimestre la voce che ha sofferto di più”. Margine di interesse e commissioni in calo sono stati solo parzialmente controbilanciati da un risultato dell’attività di negoziazione migliore che nel 2010. Allo stesso tempo sono aumentate le rettifiche nette di valore per deterioramento dei crediti (+13,4%), quelle per le attività finanziarie prevalentemente per le svalutazioni sui titoli Afs (disponibili alla vendita), e sono aumentati gli oneri operativi del 2,1% anche se a causa delle operazioni di valorizzazione di parte del patrimonio strumentale del gruppo (al netto di questi oneri si registrerebbe una flessione dello 0,8%).
Viola non ha mancato di sottolineare gli aspetti positivi del bilancio tra cui l’acquisizione di 50mila nuovi clienti e un migliore profilo della liquidità. Il gruppo nel 2012 potrà emettere più obbligazioni di quelle che scadono e tale raccolta servirà per sostituire nel medio termine l’interbancario. Situazione di liquidità migliorata a fine anno anche grazie alle aste illimitate della Bce. Qui Mps si è rifinanziata per circa 29 miliardi. Dove finiranno questi soldi? Nel finanziamento alle pmi? “ll nuovo piano industriale rifocalizzerà l’attività della banca con modello commerciale che sfrutti il legame forte che Mps ha con il territorio di riferimento – ha puntualizzato Viola – Ma quando si parla di liquidità Bce bisogna aver ben chiaro che è temporanea e quindi da una parte ci sarà l’attenzione al territorio ma dall’altra anche le soluzioni per sostituire questa liquidità con la raccolta commerciale”.
Tra i punti positivi elencati da Viola anche un rischio di credito dal profilo stabile; il miglioramento dei livelli patrimoniali all’8,5% grazie all’aumento di capitale della scorsa estate e al netto dei Tremonti bond (che verranno rimborsati entro giugno 2013); la tenuta della raccolta retail. E la prospettiva che le condizioni si possano stabilizzare nel 2012 dopo un inizio di 2012 migliore per la banca del quarto trimestre 2011.
Chissà però cosa pensa Viola, che a Siena ci è arrivato da poco, della famosa acquisizione di Antonveneta, le cui filiali sono state pagate a caro prezzo alla vigilia della crisi finanziaria e poi economica peggiore dal ’29. Ma ormai, è chiaro, si guarda al futuro: all’arrivo di Alessandro Profumo alla presidenza, definito da Viola “all’altezza del compito e con una buona diversificazione professionale”, ai nuovi soci che si preparano a entrare nell’azionariato che negli intenti della Fondazione Mps dovranno creare una “base azionaria forte, interessata alla banca, con progetti di medio-lungo periodo per il rilancio”, ha detto Viola. E anche alla rivisitazione del piano industriale che nelle attese del management sarà pronto a fine maggio, che sarà comunque condotto sulla base di un’ottica stand alone per la banca e che darà priorità alla significativa ristrutturazione operativa e organizzativa della banca.
Ma nel futuro di Mps c’è anche la temuta Eba guidata da Andre Enria che più di un mal di pancia ha fatto venire a Giuseppe Mussari non solo nel ruolo di presidente di Mps ma anche nel ruolo di presidente Abi. L’Eba, che ha chiesto il rafforzamento dei requisiti patrimoniali di molte banche europee, caldeggia la strada dell’aumento di capitale. Ma Mps, così come altri istituti, ha inviato un programma di rafforzamento che si fa in quattro pur di evitare una nuova richiesta di risorse fresche ai soci (tra cui la Fondazione già alle prese con i debiti) .
Già con la conversione sul prestito obbligazionario Fresch sommato a quello sul Fresh 2003, il fabbisogno richiesto a Mps si ridurrebbe a 2,2 miliardi da 3,2. In programma poi ci sonoessioni, il trattenimento degli utili 2012 (per sapere qualcosa di più sulla sorte dei dividendi 2012 dovremo attendere il piano), e joint venture. Il verdetto sul piano di rafforzamento di Mps è atteso con ansia. Per ora tutto tace: Mps è ancora in attesa di un riscontro. Viola ha poi assicurato di non aver avuto informazioni ufficiali o ufficiose in merito a modifiche temporali e all’ammontare delle risorse fresche chieste dall’Eba. In ogni caso ha ribadito che se Mps non dovesse farcela entro giugno con queste mosse, valuterebbe comunque soluzioni diverse dall’aumento di capitale che “in quel momento non sarebbe nemmeno opportuno prendere in esame”. A margine dell’incontro Viola ha poi smentito le indiscrezioni di stampa sulla richiesta di capitale aggiuntivo rispetto a quello chiesto dall’Eba da parte di Bankitalia. “Non mi risulta”, ha detto.