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Crolla il petrolio ma per la benzina solo ritocchi

Nonostante il tracollo dell’oro nero dai 115 dollari di giugno ai 71 dollari delle quotazioni attuali (il Brent è sceso del 37% nel periodo) resta alto il prezzo dei carburanti – Oggi nuovi ritocchi: la verde Eni guida i ribassi a 1,688 euro – La replica dell’Unione petrolifera

Crolla il petrolio ma per la benzina solo ritocchi

Continua senza sosta la discesa del prezzo del petrolio. Ma a differenza di quanto ci si possa attendere, il trend sui mercato petrolifero non scalfisce quasi per nulla il prezzo alla pompa dei carburanti. Dopo la riunione dell’Opec, in cui si è deciso di non tagliare la produzione del greggio, l’oro nero che è sceso fino a 71 dollari ieri e si mantiene poco sopra questo livello mentre sono in corso le contrattazioni oggi.

Facendo un confronto con i dati di questa estate, le quotazioni dell’oro nero sono precipitate dai 115 dollari al barile della terza settimana di giugno ai 71 dollari di ieri. E questa mattina la quotazione del Brent non sembra affatto in miglioramento. In termini percentuali il prezzo del greggio è sprofondato di oltre il 37% in pochi mesi.

Ma chi beneficia della caduta del prezzo del greggio? Certamente non i rivali dell’Arabia Saudita all’interno dell’Opec. Guai seri anche per la Russia e anche per quei paesi, Stati Uniti in testa, che stanno puntando molto sui metodi di estrazione non convenzionale come lo ‘shale’.

Vince, dunque, all’interno dell’Opec la posizione dominante dell’Arabia Saudita che dimostra la sua assoluta centralità all’interno dell’organizzazione. Il deprezzamento del petrolio non aiuta solo la posizione dominante del mercato saudita ma favorisce anche il dollaro: la valuta americana negli ultimi giorni si è rafforzata nei confronti dell’euro e soprattutto del rublo.

I vantaggi della diminuzione del petrolio sui mercati internazionali sono dunque attenuati dall’indebolimento dell’euro sul dollaro visto che il greggio si paga in valuta Usa. Ed è certamente vero che sul prezzo dei carburanti, in Italia come nel resto d’Europa, incide in modo significativo il peso delle tasse. Le accise che si pagano su benzina e gasolio, nel nostro Paese, incidono per circa il 60%: una quota molto alta. Incide anche il sistema distributivo italiano dove una miriade di piccoli impianti non consentono di aumentare i volumi venduti per distributore, diversamente che in Francia e Germania. Anche lo scarso uso di impianti self service contribuisce a rendere il costo della distribuzione in Italia più alto che altrove.

Tutto questo va certamente considerato, ma rimane la sensazione che il prezzo del carburante in Italia faccia più fatica a scendere che non a salire. A giugno in Italia la benzina costava 1,743 euro al litro e nonostante la girandola di ribassi che si sono susseguiti anche oggi il prezzo medio della Verde rimane a 1,716 (un calo inferiore al 2%). Addirittura in controtendenza il prezzo del gasolio che è aumentato da 1,632 euro al litro del mese di giugno a 1,649 euro.

Permangono, però, forti differenziazioni sulla rete: sul prezzo della benzina si va infatti da un minimo di 1,688 deciso oggi da Eni a all’1,713 di Q8. Per quanto riguarda il prezzo del diesel si passa dall’1,612 euro/litro di Eni all’1,641 di Tamoil.

L’Unione petrolifera tuttavia precisa: “Da metà luglio ad oggi, la quotazione Platts della benzina ha mostrato una riduzione di circa 11,1 centesimi e il prezzo industriale (cioè al netto delletasse), a tutto ieri, era già sceso di circa 10,6 centesimi. Analogo discorso valeper il gasolio. Complessivamente, i prezzi alla pompa nel periodo luglio-novembre 2014 sono scesi mediamente di 13 centesimi.Attualmente il nostro prezzo industriale è assolutamente allineato a quelloeuropeo”.

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