La politica ferma l’industria. A causa della tensione fra Tokyo e Pechino per il contenzioso territoriale sulle isole Senkaku/Diaoyu, Toyota, Honda e Nissan – i tre principali costruttori giapponesi di automobili – hanno deciso di bloccare la produzione dei loro impianti in Cina (chi parzialmente, chi completamente).
Un portavoce di Toyota, riferisce l’agenzia Afp, ha detto che “la sicurezza dei lavoratori è la priorità numero uno”. La casa ha tre stabilimenti in Cina, dove impiega circa 26 mila persone e produce 800 mila veicoli l’anno.
Quanto a Nissan, ha deciso di fermare l’attività a Guangzhou (provincia di Guangdong) e Zhengzhou (provincia di Henan), mentre resta attivo lo stabilimento a Xiangyang (provincia di Hubei).
Infine, Honda ha annunciato di aver fermato oggi e domani l’attività in tutti i suoi cinque impianti in Cina.
Le isole disabitate oggetto del contenzioso tra i due Paesi si trovano nel mare della Cina orientale: sono chiamate Diaoyu dai cinesi, che le rivendicano, e Senkaku dai giapponesi, che le controllano.
Intanto, Pechino si riserva il diritto di prendere delle “misure supplementari” nel braccio di ferro con il Giappone. Lo ha detto oggi il ministro della Difesa cinese, Liang Guanglie, parlando in conferenza stampa congiunta con il suo omologo americano Leon Panetta.