In casa Juve lo stile e la tradizione contano e di solito un allenatore non si cambia in corsa. Ma il mondo va veloce e non è più quello di una volta: oggi la Juve è una società per azioni quotata in Borsa e le vittorie sul campo sono l’unica cosa che conta. Esattamente come insegnava Giampiero Boniperti. Ecco perché la panchina di mister Allegri traballa. E come se traballa. Nella testa di tutti c’è ancora il grido di allarme e la requisitoria del presidente Andrea Agnelli: “Classifica inaccettabile”. Ma da mercoledì c’è anche l’impietoso j’accuse di capitan Buffon a Sassuolo: “Indegno primo tempo: basta fare queste figure da pellegrini”.
Adesso Massimiliano Allegri ha le spalle al muro: non solo sono impresentabili i risultati fin qui ottenuti in campionato, ma grida vendetta la confusione tattica, l’assenza di un’identità e la mancanza di un’anima. La Juve non sa più chi è e quel che è peggio è che l’allenatore ha perso il controllo: non ha più in mano la squadra e lo spogliatoio è pericolosamente diviso tra vecchi e nuovi.
Salvo sorprese, è molto improbabile che la Juve recuperi a breve la rotta giusta e l’orizzonte è da incubo: altro che scudetto, il realismo dice che solo con un miracolo i bianconeri potranno salire sul podio ed entrare in Champions. E senza Champions vanno in fumo ricavi milionari e le casse piangono.
Le indiscrezioni che filtrano da casa Juve è che siamo già al redde rationem: sabato c’è il derby, che è sempre una partita speciale, ma stavolta lo è di più. O la Juve vince e convince o non basteranno i santi a salvare Allegri. Per la sua panchina l’ora della verità vicina, vicinissima. E alcune vecchie glorie, da sempre nel cuore dei tifosi, scaldano i motori.
Le polemiche sull’utilizzo di Dybala prima e nelle ultime ore la manifestazione di disagio di Rugani, uno dei più promettenti difensori della nuova generazione che il Napoli acquisterebbe subito per 20 milioni e che Allegri non ha mai fatto giocare in campionato, e da ultimo l’inquietudine del potentissimo Raiola sul futuro di Pogba la dicono lunga sull’onda che sta montando in casa bianconera.
Occhio Max, la Juve non è per sempre.