La Lega spinge per andare al voto e risolvere “una volta per tutte” il nodo politico dei rapporti con l’alleato M5S. Ma i Cinque Stelle tentano di resistere al pressing anche se l’ipotesi di elezioni si rafforza di ora in ora. Circolano anche le date: la prima utile sarebbe il 13 ottobre.
Una girandola di incontri ha costellato la giornata: prima Giuseppe Conte poi il presidente della Camera sono saliti al Quirinale per incontrare il presidente Sergio Mattarella. “Colloqui informativi”, suggeriscono le fonti ufficiali, e non si è parlato di apertura di crisi. Dall’altra parte, fonti leghiste sottolineano che Matteo Salvini è contrario a ogni ipotesi di rimpasto, in qualsiasi forma. Lui stesso, il vicepremier è andato a Palazzo Chigi nel pomeriggio a chiarire direttamente a Giuseppe Conte che non è il rimpasto che vuole, ma le elezioni. Nel Palazzo era presente anche Luigi Di Maio che, però, non avrebbe partecipato al vertice restandosene nel suo studio.
Poco prima una nota ufficiale della Lega aveva ben chiarito che “l’Italia ha bisogno di certezze e di scelte coraggiose e condivise, inutile andare avanti fra no, rinvii, blocchi e litigi quotidiani. Ogni giorno che passa è un giorno perso, per noi l’unica alternativa a questo governo è ridare la parola agli italiani con nuove elezioni”.
Sul versante grillino si cerca di resistere alla pressione leghista che, sembrava inizialmente avesse preso di mira i ministri Tria, Trenta e Toninelli. “La nota della Lega è incomprensibile. Dicano chiaramente cosa vogliono fare. Siano chiari”, afferma una nota del movimento.
“C’è la consapevolezza e la presa d’atto – precisa la Lega – che, dopo le tante cose buone fatte, da troppo tempo su temi fondamentali per il Paese come grandi opere, infrastrutture e sviluppo economico, shock fiscale, applicazione delle autonomie, energia, riforma della giustizia e rapporto con l’Europa tra Lega e 5 Stelle ci sono visioni differenti. Il voto sulla Tav ne è solo l’ultima, evidente, irrimediabile certificazione”.
“Chiunque oggi aprisse una crisi di governo, l’8 agosto, si assumerebbe la responsabilità di riportare in Italia un governo tecnico. Sarebbe folle” risponde l’M5S. Un dialogo tra sordi, l’epilogo sembra segnato. Non resta che attendere ricordando che l’arbitro Mattarella farà sentire il suo peso al momento opportuno.