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Crisi eurozona: non tutto il male…

L’ennesima svolta negativa nella crisi dei debiti sovrani dell’Eurozona ha visto un’altra diminuzione del cambio dell’euro, e ha anche ridotto di un paio di dollari il prezzo del petrolio. Sembra che ogni spina abbia la sua rosa: un euro meno forte è più conveniente per i produttori europei e un più basso prezzo del greggio riduce la “tassa da petrolio” che appesantisce i bilanci di imprese e famiglie nei Paesi consumatori. Intanto questa mattina la moneta cinese ha interrotto il rafforzamento tornando sopra 6.50 contro dollaro.
Ma a Hong Kong i non deliverable forward (in pratica le previsioni a un anno per il cambio dello yuan) la vedono a 6.39: un rafforzamento modesto, del 2%, ma che sarebbe ben più consistente in termini di cambio reale, dato che l’inflazione in Cina, sia per i prezzi che per i costi del lavoro, continua a essere ben più forte che in Europa o in America.

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