L’annuncio delle dimissioni dei ministri Pdl, chieste da Silvio Berlusconi “utilizzando l’alibi dell’aumento dell’Iva”, apre ufficialmente la crisi di governo – Il centrodestra punta ad andare al voto in fretta e con il Porcellum, così come Grillo e Lega, ma non è detto che Napolitano lasci fare.
E ora che succede? Crisi di governo, scioglimento delle Camere, elezioni anticipate? E i mercati come reagiranno? A che punto arriverà lo spread? Riusciranno il presidente della Repubblica, Enrico Letta e le forze politiche democratiche a trovare una sorta di linea di difesa per salvaguardare le istitituzioni e la tenuta di un Paese sottoposto al più forte e irresponsabile attacco della storia della Repubblica? Sono domande drammatiche alle quali non ci sono al momento risposte certe, le quali però andranno trovate e date in tempi rapidissimi. E la sede non potrà che essere quella del Parlamento.
Innanzitutto i fatti. Ieri pomeriggio Silvio Berlusconi da Arcore dove era riunito con alcuni dei suoi avvocati, Daniela Santanchè, Denis Verdini e qualche altro dei suoi sostenitori più zelanti e intransigenti, ha dato l’ordine: i ministri del Pdl si devono dimettere, basta con le larghe intese, basta con il governo Letta e succeda quel che succeda. Insomma: muoia Sansone con tutti i filistei (che in questo caso sarebbero gli italiani). La colpa, naturalmente, è di Letta e del Pd che non hanno voluto intervenire per bloccare l’aumento dell’Iva nell’ultima riunione del Consiglio dei ministri, ritenendo prima necessario verificare in Parlamento se dopo il minaccioso annuncio-minaccia delle dimissioni in massa di tutti i parlamentari del Pdl era ancora possibile che la maggioranza (?) andasse avanti. Naturalmente l’aumento dell’Iva entra assai poco con le ragioni vere dell’ ordine di dimissioni ai ministri. Berlusconi vuole far saltare tutto perchè tra qualche giorno la Giunta per le elezioni del Senato, applicando una sentenza definitiva della Cassazione e la legge Severino, dichiarerà la sua decadenza dal Senato. Lui a quell’appuntamento non si presenterà neanche perchè, come ha spiegato in una memoria difensiva nella quale chiede la decadenza e la sostituzione di tutti i parlamentari non del suo partito o della Lega perchè avrebbero già fatto conoscere pubblicamente il proprio orientamento di giudizio.
Immediata e durissima la replica del premier Enrico Letta, per il quale Berlusconi per cercare di giustificare quel “gesto folle e irresponsabile, finalizzato esclusivamente a coprire le sue vicende personali tenta di rovesciare la frittata utilizzando l’alibi dell’Iva”. Comunque il presidente del Consiglio a questo punto reclama un chiarimento davanti al Paese e si presenterà in Parlamento tra domani e dopodomani per mettere Berlusconi e i suoi sodali dinanzi alle proprie responsabilità. Naturalmente oggi Letta andrà da Napolitano che già ieri a Napoli aveva fatto sapere tutta la sua preuccupazione per l’incombere della crisi politica, ribadendo ancora una volta tutta la sua contrarietà allo scioglimento anticipato della Legislatura e ad elezioni anticipate con l’attuale legge elettorale.
Intanto va notato che l’invito di Berlusconi alle dimissioni dei ministri è stato raccolto ufficialmente dal segretario e capodelegazione al Governo Alfano, che ha garantito l’assoluta obbedienza dei ministri a quell’invito. Ma, per esempio, il ministro Quagliariello ha fatto sapere che farà conoscere le sue decisioni nella giornata di oggi. E, pur nella solidarietà al leader, Fabrizio Cicchitto ha spiegato senza mezzi termini che decisioni di quel genere, avrebbero dovuto essere discusse nell’ufficio di presidenza del Pdl e nei gruppi parlamentari. Insomma la mossa di Berlusconi come primo risultato politico ha provocato distinguo e divisioni proprio nel centro-destra.
Non c’è dubbio che l’obiettivo politico di Berlusconi è a questo punto di andare in tempi strettissimi al voto anticipato con il Porcellum, contando sul fatto che anche Grillo e naturalmente la zelante Lega sono per questa soluzione. La quale però non è per nulla scontata. Il presidente della Repubblica ha messo da tempo in chiaro come la pensa in proposito e lo ha ribadito pure in queste ore. E c’è poi un’altra ragione che potremmo chiamare di consecutio temporum costituzionale: ai primi di dicembre la Consulta si pronuncerà sul Porcellum, e tutto lascia intendere che ne dichiarerà l’incostituzionalità. Con le conseguenze politiche e istituzionali che sono sotto gli occhi di tutti. Ecco perchè lo scioglimento delle Camere e le conseguenti elezioni sono ancora tutt’altro che certe. E la mossa di Berlusconi (a questo punto il più falco tra i falchi) di far crollare il tempio, potrebbe anche non andare a buon fine. Molto dipenderà da quello che accadrà all’interno del Pdl e del movimento grillino. Perchè in Parlamento si potrebbe anche verificare che non tutti i parlamentari del centro-destra e del movimento 5 stelle siano pronti a mettere in crisi la Repubblica e le sue istituzioni sulla base di un combinato disposto Berlusconi-Grillo.